Lui è Beyhan. Ha 51 anni. Lavora come operaio edile nel distretto di Inegol, in Turchia. È il 2021. Beyhan finisce il turno e raggiunge gli amici per una bevuta. Birra e vino scorrono a fiumi. A un certo punto Beyhan si alza, biascica qualcosa e lascia il locale barcollando. Non ha le forze per tornare a casa, ma ricorda vagamente che vicino al cantiere c’è una casetta a disposizione degli operai, la raggiunge e crolla sulla branda. Passa qualche ora. Beyhan si sveglia di soprassalto. Fuori ci sono dei rumori così fastidiosi che la sua testa rischia di scoppiare. Esce, deciso a dirne quattro a chiunque sta osando disturbare il suo sonno. Si ritrova tra agenti di polizia e soccorritori. Beyhan è perplesso. Scusate, è successo qualcosa? Stanno cercando un uomo, è scomparso da ore, si teme il peggio. Beyhan ha una gran nausea, la testa gli fa un male cane, ma ormai è in piedi. Si unisce alla ricerca. Dopo quasi un’ora di giri a vuoto, nell’aria si levano delle voci. Beyhan Mutlu! Beyhan Mutlu dove sei, rispondi! Beyhan si blocca. Ha sentito bene? Si dà degli schiaffi per accertarsi di essere sveglio. La sbornia non è passata, ma porca vacca, il suo nome ancora lo riconosce. Per fugare ogni dubbio, si tasta il corpo, controlla ogni centimetro. A posto, c’è tutto. Alza le braccia. Hey, sono qui, eccomi, sono io Beyhan Mutlu! Gli uomini lo guardano di traverso. Signore, lei puzza di alcol lontano un miglio, non ci crei problemi, non stiamo cercando lei, ma il vero Beyhan Mutlu. A quel punto Beyhan è nel bel mezzo di una crisi d’identità. È lui o non è lui? Pensa, si arrovella, poi si accorge che qualcuno lo sta fissando. Beyhan strabuzza gli occhi, il suo amico Mesut è davanti a lui con il dito puntato. Accidenti a te, sei scomparso dal locale all’improvviso, ci hai fatto preoccupare! Ma sei davvero tu? Beyhan ormai non sa più nulla. Allarga le braccia. Dimmelo tu, ti prego. Dopo un’ora in centrale, e dopo una bella lavata di capo, Beyhan torna mestamente al lavoro. È stata una nottataccia, di quelle da dimenticare, ma almeno una cosa è certa. Lui è Beyhan Mutlu, quello vero.
Lui è Beyhan
Altre storie simili:

Sono caduto dalla bici, rischiavo di restare paralizzato, il sorriso è stato la mia medicina
Lui è Peter. Ha 24 anni. Vive a Bergamo, in Lombardia. Fa l’elettricista. Ha l’ansia di fare, guadagnare, vivere. Lavora come un matto. È il 2020. Peter è in bici,

Si tuffa per aiutare due persone intrappolate in auto dall’alluvione: le salva, ma lui resta bloccato.
Lui è Stefano Meoni, volontario di Quarrata, Toscana. Giovedì sera ha salvato madre e figlio intrappolati in un’auto dall’acqua. Ha sfidato la corrente per aiutarli e ce l’ha fatta. A

Ho passato 32 anni in carcere da innocente: avevano bisogno di un colpevole, ero l’uomo semplice da incastrare.
Lui è Beniamino Zuncheddu, ex pastore, 58 anni, di Burcei, in Sardegna. Era il 1991. Tre pastori vennero uccisi in quello che passerà alla storia come il massacro del Sinnai.