Lui è Ayrton Senna da Silva. Nasce in Brasile il 21 marzo del 1960 in una famiglia di origini napoletane e toscane. Il piccolo Ayrton è un bambino impacciato, goffo, motivo per il quale si guadagna il nomignolo “beco”.
Ayrton ha una sola grande passione: le macchine da corsa. A 13 anni vive letteralmente dentro i go-kart, impara l’arte del pilota e del meccanico, conquista le sue prime vittorie. Il padre lo affida a un grande preparatore di piloti, a 17 anni Ayrton vince la sua prima gara internazionale. È un individualista, un perfezionista, uno che non accetta di arrivare secondo. Conta solo vincere. Si trasferisce in Inghilterra, vince campionati, stabilisce nuovi record. Ha 23 anni. Si aprono le porte della Formula 1. Diventa campione del mondo nel 1988, nel 1990 e nel 1991. Il soprannome “beco” viene letteralmente scalciato da “the magic” per le sue traiettorie in curva che sembrano figlie della magia più che di un volante. La sua macchina è una Toleman, poi passa alla Lotus-Renault, poi alla McLaren. Infine arriva alla Williams. Ayrton prova la sua nuova vettura. Non è come se l’aspettava. È stretta, così tanto che quando il pilota poggia le mani sul volante le sue nocche sbattono contro l’abitacolo. È praticamente ingovernabile. “Se mangio un panino non entro più in questa macchina”, dice dopo averla guidata la prima volta.
Il 1 maggio del 1994, in occasione del Gran Premio di San Marino, mentre gareggia in una corsa a Imola, Ayrton esce dalla pista e si schianta contro il muro a 300 km orari. L’impatto è devastante. Il puntone della sospensione anteriore destra, penetra nel casco del pilota, sfondandogli il cranio. Ayrton perde oltre 3 litri di sangue. Viene soccorso e portato immediatamente all’ospedale di Bologna. Ma alle 18.40 muore, senza mai aver ripreso conoscenza. Ha 34 anni. Angelo Orsi, fotografo amico del pilota, che lavora per Autosprint, è l’unico a scattare una foto in cui si vede il volto di Ayrton subito dopo l’incidente. Quando torna in redazione e la sviluppa, decide di distruggerla e di non pubblicarla, né di mostrarla mai a nessuno.
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