Lui è Antonino. Nasce a Vico Equense, Napoli, nel 1975. L’ostetrica lo mette nelle braccia della madre. Suo figlio è nato con la camicia, sarà fortunato. La zia posa lo sguardo sul bimbo. Mamma mia quanto è brutto! Antonino ha 7 anni. Il padre insegna in una scuola alberghiera. Lui si intrufola in cucina. È piena di omoni armati di mestoli e coltelli. I fumi dei bollitori invadono l’aria. Antonino resta a bocca aperta, è un ambiente magico. Corre a casa, si mette vicino alla mamma e la aiuta a tagliare la verdura. Passa qualche tempo. Antonino è al campetto di calcio, sta morsicando un panino con il salame. Un compagno lo fissa. Antonino torna a casa e ne prepara uno per l’amico. La madre lo guarda. Figlio mio, tu tieni il cuore buono, ma mi farai penare. Antonino si azzuffa con la sorella. La madre va su tutte le furie, per punizione a letto senza cena. Antonino non resiste, corre nel campo dello zio e ruba i finocchi e si riempie la pancia. Cresce. Gira per le strade con la vespa, impenna, prende multe. La madre gli sequestra lo scooter. Antonino protesta, esce fa tardi la sera per ripicca. Lei lo aspetta sulla porta. Qui non entri, prendi le tue cose e dormi in macchina. Antonino la implora, ma non c’è verso, in casa comanda lei. La madre lo controlla a bacchetta, ma stravede per il suo Antonì. È domenica. Antonino si sveglia, nell’aria c’è odore di ragù. La madre toglie la mollica dal pane, ci mette carne e sugo. Antonino si siede sulle scale, chiude gli occhi, mangia. Passano gli anni. Antonino si fa le ossa nella cucina del padre. Nessun favoritismo, pela le patate, lava i piatti, taglia la carne. Non si lamenta. Ha 18 anni. Il padre lo prende da parte. Antonì, ricordati che un vero cuoco vive con la valigia in mano. Antonino capisce. Prepara i bagagli, arriva in Piemonte. Antonino Cannavacciuolo fa il suo ingresso a Villa Crespi. La sua cucina fa il giro del mondo, diventa uno chef pluristellato.
Lui è Antonino
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