Lui è Amedeo. Nasce a Livorno il 12 luglio del 1884, da una famiglia di fede ebraica. Il padre va in bancarotta. Amedeo è un bambino. Non capisce il significato della parola bancarotta, capisce però come si vive e si cresce in condizioni di estrema povertà. È il 1901. Amedeo ha 15 anni. Trascorre l’estate nello studio di un pittore livornese. Scopre l’amore per la pittura e la scultura. Cresce. Si iscrive all’Accademia di belle arti di Venezia. Ha 18 anni. Alla Biennale conosce gli impressionisti e ne rimane folgorato. Parte per Parigi. Affitta un atelier a Montmartre, il quartiere degli artisti. Frequenta Picasso, Jacob, Salmon. Vive una vita da bohémien. Beve assenzio, fuma hashish. Amedeo diventa Modigliani. Lavora duro. Si dedica soprattutto alla scultura. È il 1914, scoppia la guerra. Modigliani è turbato. Smette di frequentare gli artisti. Smette di scolpire. Si dedica forsennatamente alla pittura. Dipinge donne con colli lunghissimi, il suo marchio di fabbrica. Dipinge rapidamente, non ritocca mai le sue opere. È il 1917. Conosce una studentessa d’arte. È bella, è promettente. Si chiama Jeanne, tutti la chiamano Noce di cocco per il suo volto e i suoi capelli castano chiaro. Si amano follemente. Modigliani ha la tisi, l’aria di Parigi non gli fa bene. Lui e Jeanne si trasferiscono a Nizza. Nasce una bambina. La chiamano Jeanne, come la madre. Qui Modigliani dipinge. Tanto. Comincia a guadagnare. La sua arte si fa conoscere e apprezzare anche all’estero. È il maggio del 1919. Modigliani, Jeanne e la bambina rientrano a Parigi. Vanno a vivere in una bella casa. Jeanne e Amedeo fanno dei piccoli ritratti della loro vita insieme. Tutto sembra andare per il meglio. Sono i primi giorni del 1920. Modigliani torna a casa ubriaco, sotto la pioggia. Le sue condizioni di salute precipitano. Jeanne assiste impotente al suo delirio. È incinta di otto mesi. Il 24 gennaio Modigliani muore. Il giorno dopo, annientata dal dolore, Jeanne si lancia dalla finestra di casa dei suoi genitori.
Lui è Amedeo
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