Lui è Aldo. Nasce a Cagliari nel 1961, frequenta la facoltà di Economia e Commercio, è un ragazzo come tanti. È il 23 dicembre del 1985. È sera. Due uomini con il volto coperto da un passamontagna fanno irruzione in un supermercato. Prendono di mira il proprietario, gli puntano una pistola alla tempia. Vuota la cassa, in fretta! L’uomo esegue. I rapinatori prendono i soldi, sorridono, gli sparano, lo ammazzano e scappano. Scattano le indagini. I poliziotti entrano nel giardino di un palazzo, trovano un passamontagna utilizzato nella rapina. Aldo abita proprio in quel palazzo. Finisce tra gli indagati. Perquisiscono la sua casa, non trovano nulla. Lo interrogano. Aldo dice sono innocente, non ho nulla a che vedere con quella rapina. La perizia sul passamontagna conferma. Nessuna traccia. Le prove contro di lui sono inesistenti. È il 29 dicembre. Aldo viene arrestato. Urla la sua innocenza, non gli credono. Finisce nel carcere di Cagliari, lo sbattono in isolamento. Aldo è solo. Niente colloqui con l’avvocato, non gli viene concesso nemmeno di vedere i parenti. Passano quattro mesi. Finalmente può ricevere la visita dei familiari. Il tempo di asciugarsi le lacrime e lo trasferiscono in un altro carcere. Sempre in isolamento. Aldo non può avere alcun contatto con gli altri esseri umani. Arriva la Pasqua, non lo lasciano partecipare alla messa. È il 2 luglio del 1986. Sono passati 185 giorni. Più di sei mesi di prigionia e isolamento. Aldo prende un lenzuolo e si impicca. Accanto al suo cadavere viene trovato un biglietto. Vi chiedo perdono, se mi trovo in questa situazione lo devo solo a me stesso, ho deciso di farla finita, perdonatemi per i guai che ho causato. Muoio innocente. L’autopsia rivela tracce di metadone nel corpo. Ma Aldo non era sottoposto a nessuna terapia. È il 2002. Walter Camba e Adriano Peddio della banda di Is Mirrionis vengono catturati e condannati per omicidio. Sono loro gli assassini di Giovanni Battista Pinna, il proprietario del supermercato. Aldo Scardella era innocente.
Lui è Aldo
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