Lui è Albert Fish. Lui è l’Uomo grigio, il Lupo mannaro di Wysteria, il Vampiro di Brooklyn, Il Maniaco della Luna.
Albert nasce il 19 maggio del 1870 a Washington, in una famiglia povera e problematica. Quando suo padre muore, la madre decide di chiuderlo in un orfanotrofio, dove il bambino viene picchiato e seviziato.
Albert inizia a sviluppare delle perversioni. Associa il piacere al dolore. L’umiliazione e la degradazione gli danno eccitazione. Ha dodici anni. Intrattiene la sua prima relazione sessuale con con un garzone telegrafista. Per guadagnarsi da vivere, intanto, lavora come gigolò.
Conosce una ragazza di nove anni più giovane. La sposa, nascono sei bambini. Lei lo lascia per un altro. Lui accusa il colpo.
È l’11 febbraio del 1927. Albert s’imbatte nel piccolo Billy Gaffney. Lo porta nel bosco. Lo spoglia, lo lega a un albero. Lo imbavaglia con uno straccio sporco. Poi se ne va, lo lascia lì. Torna il giorno dopo con una cinta. Frusta il ragazzino e lo taglia a pezzi. Poi ritorna a casa e mangia le parti del corpo che predilige, ovvero genitali e sedere.
Billy non sarà l’unica vittima. Albert Fish adesca bambini per strada. Sceglie a caso, mentre corrono al parco, giocano nel giardino della propria casa, o sul tram. Li circuisce, li inganna. Poi li violenta e li uccide. La maggior parte delle volte li fa a pezzi. E li mangia.
Rapisce e uccide la piccola Grace Budd. Sette anni dopo invia una lettera alla famiglia della bambina, raccontando e descrivendo con dovizia di particolari il modo in cui l’ha uccisa, arrostita e mangiata.
Grazie a questa lettera Albert Fish viene trovato e incarcerato. Il processo dura dieci giorni. Fish è condannato alla pena di morte. Il 16 gennaio del 1936 è seduto sulla sedia elettrica. Prima di morire avrebbe detto: “Sto per vivere la suprema emozione della mia vita”.
Lui è Albert Fish
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