Lui è Ado. Nasce a Lucerna, in Svizzera, nel 1983. I genitori sono immigrati italiani. Cercano casa, bussano alle porte, chiedono. Ci dispiace, in questo quartiere non vogliamo stranieri. Ado non capisce. Cosa vuol dire stranieri? Ha 6 anni. Comincia la scuola, i compagni lo escludono. Tu non puoi giocare con noi. Ado chiede spiegazioni. I nostri genitori non vogliono che stiamo con quelli come te. Ado apre la bocca, vuole ribattere, non ha il coraggio, ingoia. Dopo scuola va al chiosco a prendere le caramelle, il proprietario gli fa pagare un franco, tutti gli altri se la cavano con pochi centesimi. Ha 9 anni. Va in gita insieme alla classe, si siede in fondo all’autobus, dopo qualche fermata sale un’anziana. La maestra va dritta verso Ado, gli chiede di alzarsi per cedere il posto alla signora. Lui esegue, senza fiatare. Ma perché ha chiesto proprio a me? Si arrovella, non trova risposta. È estate, sta giocando a calcio, poco più in là alcuni bambini si divertono a imbrattare il muro con delle bombolette spray. Finisce la partita, Ado torna a casa, il proprietario del centro sportivo lo segue, vuole parlare con i suoi genitori. Vostro figlio ha sporcato il muro con la vernice, dovete pagare i danni. Il padre guarda Ado negli occhi, lui scuote la testa. L’uomo non vuole problemi, tira fuori i soldi. Papà, io non ho fatto nulla! Ti credo figlio mio, ma qui va così. Ado si sente morire di vergogna. Stranieri, ancora quella parola, la odia. Passano gli anni. Ado è adulto, ha un lavoro, una fidanzata e degli amici, anche svizzeri. È diventato grande, consapevole, sa che i tempi sono cambiati rispetto a quando era bambino, ma quegli episodi della sua infanzia lo hanno segnato. La Svizzera gli ha permesso di lavorare e di crearsi una vita, ma ha dovuto sudare più degli altri. E continua a sentirsi uno straniero. Se qualcuno pronuncia la parola patria, Ado guarda subito all’Italia. Vista da lassù appare un po’ vecchia e stanca, ma almeno la gente è solare, accogliente, pronta a tendere una mano a chi ne ha bisogno. E non è poco.
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