Loro sono Laura e Viviana. Sono due sorelle, una abita a Legnano, l’altra in Svizzera. È il 9 marzo del 2020. Il presidente Conte ha annunciato che tutta l’Italia è zona rossa. Bisogna stare chiusi in casa, soprattutto gli anziani, sono le persone più a rischio. Panico. Viviana telefona alla sorella. È preoccupata, i genitori abitano a Como, hanno 67 anni, sono soli. Mamma e papà avranno bisogno di fare la spesa, andare in farmacia, come fanno a uscire senza mascherina? Sono esaurite ovunque, e anche se le trovassero, come farebbero a consegnarle? È mattina. Viviana esce di casa, gira tutte le farmacie del Ticino, contatta degli amici medici, infermieri. Le servono delle mascherine, subito. In qualche modo le trova. Le paga 100 euro l’una. È pazzesco, lo sa, ma chissenefrega, è disposta anche a indebitarsi. Le prende. Mamma, papà, incontriamoci sul confine di Chiasso, non preoccupatevi, farò di tutto per consegnarvele. Viviana si mette in macchina, arriva nei pressi della dogana, la fermano, non può continuare. Spiega la situazione, prega che la lascino passare, la madre è dall’altra parte del confine, la sta aspettando, ha bisogno di lei. La invitano a proseguire a piedi, uno dei doganieri la scorta e la lascia sul confine italiano. C’è un finanziere. Viviana racconta la sua storia. La prego, mi faccia consegnare le mascherine ai miei genitori. Lui acconsente, ma insiste per accompagnarla. Viviana cammina, vede una persona. Eccola, la mia mamma. Il cuore le batte, vorrebbe correre, ma deve mantenere la calma. La madre è spaesata. Viviana allunga il braccio, consegna le mascherine. La sua mamma è lì in piedi, in lacrime, emozionata, fragile. Viviana vorrebbe toccarla, rassicurarla. Guarda il finanziere. Posso? Lui fa un cenno discreto. Viviana e la mamma si stringono, indossano le mascherine, i guanti, ma il profumo di casa si sente forte. Alle loro spalle, il finanziere le guarda. Sta piangendo.
Loro sono Laura e Viviana
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