Loro sono Francesca e Roberto. Vivono a Milano. Sono sposati, lavorano in una multinazionale, tra riunioni e viaggi sono sempre fuori casa. È il 2011. Hanno 40 anni, è il momento di rallentare e allargare la famiglia. Ci provano finché il test è positivo. Scoppiano di gioia, ma la gravidanza è a rischio, i medici consigliano riposo assoluto. Francesca si infila a letto e ci resta per otto lunghi mesi. Il giorno del parto si addormenta pensando al suo bambino. Apre gli occhi, tende le braccia nel vuoto. Dov’è Mario, dov’è mio figlio? Lo hanno portato in terapia intensiva, per dei controlli. Francesca e Roberto si tengono per mano mentre il medico mostra i risultati degli esami. Mario ha avuto un ictus, prima o durante il parto, ora sta bene, ma la parte destra del cervello è danneggiata, per sempre. Francesca è incredula. La sua testa rifiuta di abbinare quella parola mostruosa al suo bambino. Roberto balbetta. Scusi, cosa vuol dire? Vuol dire che Mario ha scarse probabilità di camminare e di parlare. I genitori restano incollati alla sedia, aspettano che il dottore continui, non può essere tutto lì. Ma la realtà è quella, devono farsene una ragione. Tornano a casa, provano un senso di fallimento, di sconfitta. Guardano il loro bambino, il braccio sinistro non si muove, la gambetta non si piega. Vedono solo limiti, e tanto dolore. Passano due anni. Mario fa tutte le terapie necessarie, ma i progressi sono scarsi. Francesca e Roberto sono stanchi, disillusi. Sfogliano le foto di famiglia. Mario non sorride mai. Anche loro hanno sempre il viso tirato, triste. Non sorride mai nessuno. È uno schiaffo in faccia. Fa male. Ma li scuote. D’improvviso è tutto chiaro. Come può Mario essere felice, se mamma e papà sono depressi? Terapie e cure non bastano, loro sono il suo specchio, devono dare l’esempio. Si lasciano alle spalle problemi e ansie, viaggiano, mostrano a Mario le bellezze del mondo. Il loro piccolo osserva, assorbe, fino a quando un giorno si alza in piedi e muove i primi passi. Oggi Mario ha 10 anni, parla, cammina, gioca a calcio, migliora ogni giorno. Francesca e Roberto non vedono più limiti, solo possibilità.
Loro sono Francesca e Roberto
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