Lui è Massimo, nasce a Piacenza, in Emilia-Romagna, nel 1958. È un bambino curioso, ama l’avventura. Cresce, si sposa, ha dei figli, entra nell’azienda di famiglia, ma quel lavoro non fa per lui. Diventa istruttore di barca a vela, visita posti lontani, i suoi occhi scrutano sempre l’orizzonte. È il 2004. Un amico gli parla del Senegal. Massimo sente una scossa. Arriva a Casamance, si guarda intorno. Il cielo sconfinato, l’oceano, il verde gli vibrano dentro. È a casa. Torna in Italia dopo qualche mese, ma il suo cuore è diviso a metà. Riparte. Compra un terreno, ci piazza una tenda, vive senza acqua e senza elettricità. Intanto costruisce La Casa. Un luogo per accogliere turisti, e dare lavoro alla gente del posto. Impiega tre anni a finirla. La trasforma in un’oasi di pace dove chiunque è il benvenuto. Ma non gli interessa fare l’imprenditore, Massimo vuole vivere, respirare, essere un tutt’uno con quella terra e chi la abita. Zappa la terra, lavora nelle risaie, adotta un bambino orfano, paga la retta scolastica ai giovani del villaggio. Non si sente uno straniero, ma uno di loro. Ottiene la cittadinanza, vota per il presidente del Senegal, orgoglioso di poterlo fare. Assiste a riti e tradizioni ai quali nessun bianco ha mai partecipato. È sempre presente per la sua famiglia in Italia e per quella che ha trovato in Africa. È il 2022. Massimo ha 64 anni. Si mette a letto pieno di idee E progetti. Non si sveglia più. La figlia Laura vola in Senegal. Assiste alla cerimonia che il villaggio ha organizzato per suo padre, Fafa Massimo. Quattro amici portano in spalla la sua bara. Viene sepolto ai piedi dell’albero sacro, riservato ai saggi e ai capi villaggio. Laura ascolta storie, scopre lati del padre che non conosceva, tutti vogliono stringere la mano alla figlia di quell’uomo dalla pelle bianca che consideravano un fratello, un padre, un amico. Laura è orgogliosa di lui. Guarda l’oceano con il fratellino senegalese, e sente di avere la pelle un po’ più nera. Il suo papà non c’è più, ma le ha lasciato in dono una grande famiglia.
Lo hanno sepolto fra i saggi, ai piedi dell’albero sacro: era mio padre
Massimo aveva scelto di vivere in Senegal, tra le persone che considerava la sua famiglia.
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