Lei si faceva chiamare Lia.
Il suo vero nome non lo conosciamo ancora, ma almeno possiamo non definirla più come una parte delle “due prostitute cinesi”.
Aveva un nome, anche se falso. Aveva una identità, una storia, una vita.
Era una persona, non il mestiere che aveva scelto di esercitare per ragioni sue.
Lia offriva un abbraccio, il calore del suo corpo, un momento di tenerezza a uomini bisognosi di contatto fisico senza alcuna implicazione psicologica.
Uno di loro ha raccontato in forma anonima al Messaggero di quanto era brava nel suo lavoro, della sua affabilità, dell’imminente ritorno in Cina dal proprio figlio.
La vita di Lia si è fermata a Roma, dentro un appartamento dove lavorava.
Non se l’è andata a cercare.
Il suo vero nome non lo conosciamo ancora, ma almeno possiamo non definirla più come una parte delle “due prostitute cinesi”.
Aveva un nome, anche se falso. Aveva una identità, una storia, una vita.
Era una persona, non il mestiere che aveva scelto di esercitare per ragioni sue.
Lia offriva un abbraccio, il calore del suo corpo, un momento di tenerezza a uomini bisognosi di contatto fisico senza alcuna implicazione psicologica.
Uno di loro ha raccontato in forma anonima al Messaggero di quanto era brava nel suo lavoro, della sua affabilità, dell’imminente ritorno in Cina dal proprio figlio.
La vita di Lia si è fermata a Roma, dentro un appartamento dove lavorava.
Non se l’è andata a cercare.
“Si chiamava Lia, così mi ha detto. Il suo nome cinese non lo so. Era a via Augusto Riboty da almeno 10 anni.
Era una veterana in quella casa. Metteva a proprio agio i clienti.
Entrava in confidenza con chi quell’appartamento lo frequentava spesso. Le piaceva molto Castel Sant’Angelo.
Abbiamo parlato varie volte e mi ha anche raccontato che aveva comprato una casa in Cina con i soldi che aveva messo da parte in questi anni.
A gennaio sarebbe tornata lì. Aveva comprato un biglietto per tornare dal figlio Liman. Aveva dovuto rinviare due volte il viaggio e ora stava per tornare a casa.
Aveva conquistato anche la fiducia di chi gestiva quella casa. Era una tale Maria che concordava gli appuntamenti”.