Lei è Ylenia. Vive a Zurigo, in Svizzera. Ha 23 anni, un compagno e un figlio. Daniele ha un anno, è bambino vispo e curioso. È il 2017. Ylenia tocca la fronte del piccolo. Scotta. Il termometro segna più di trentotto. Lo imbottisce di tachipirina, una minestrina, e Daniele rifiorisce. Passa un mese. La febbre ritorna, e questa volta è più alta. Ylenia chiama la pediatra. Signora stia tranquilla, il bambino sta crescendo, passerà. Ylenia mette il figlio a letto, quando si sveglia è fresco come una rosa. Passano due settimane. Il termometro schizza a quaranta. Ylenia corre al pronto soccorso. Signora, non sia apprensiva, è solo un virus. Ylenia torna a casa confusa. La febbre scende, ma si ripresenta puntuale dopo quindici giorni. Ylenia cambia pediatra. Il nuovo medico visita il bambino, poi le dà una pacca sulla spalla e la rimanda a casa. Passano i mesi. Daniele sta sempre peggio, ha dolori in tutto il corpo, non cammina, piange disperato. Ylenia gira tutti gli ospedali di Zurigo, il responso non cambia. Si sente una pazza, una visionaria. È pomeriggio. Ylenia prende il figlio in braccio. È bollente. Afferra il termometro. Non crede ai suoi occhi. Quarantuno e mezzo? Va nel panico. Chiama il compagno al lavoro, urla. Aiuto! Daniele muore! Volano in ospedale. Ylenia abbranca il primo medico che trova. Adesso mi dite cosa sta succedendo. Aspetta per ore. Quando sente per l’ennesima volta la parola virus, urla come una pazza, carica in macchina il suo bambino, e bussa alla porta dell’ennesimo pediatra. Avrà una risposta, a costo di girare tutta la Svizzera. La dottoressa lo visita, poi si pronuncia. Signora…Ylenia è pronta a scattare. Signora, fa bene a preoccuparsi, sembra febbre mediterranea familiare, ma servono esami mirati. Ylenia spalanca gli occhi. E che cos’è? Una malattia genetica. I test lo confermano. Ylenia crolla a terra, sfinita. Dopo due anni finalmente ha una risposta. Daniele inizia la cura e migliora. Oggi ha 4 anni, va all’asilo, sta bene, la febbre è un ricordo lontano. Ylenia invece ha inciso quell’esperienza sulla pelle. Ora non si ferma davanti a niente.
Lei è Ylenia
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