Lei è Wanja. Vive a Lower Kabete, in Kenya. È il 1992. Frequenta le Elementari, è l’ora della merenda. Wanja si siede in cortile, mangia, osserva i maschi giocare a calcio. C’è un bambino bravissimo, infila un gol dietro l’altro. Si chiama Hinga, tutte le ragazzine se lo mangiano con gli occhi. Passano i giorni. Wanja scopre che questo Hinga se la cava anche con lo studio, i suoi voti sono i più alti della scuola. È incuriosita. Lo ferma e gli fa i complimenti. Hinga sorride. Iniziano a chiacchierare, si ritrovano, diventano amici, trascorrono interi pomeriggi insieme. Ma un bel giorno, di colpo, lui non si fa più vedere. Wanja chiede in giro, nessuno sa niente. È sparito. Wanja continua la sua vita, diventa infermiera, ma non riesce a togliersi dalla testa quell’amico perduto. È il 2017. Wanja ha 32 anni. È al mercato. Sente gridare il suo nome tra la folla. Si volta. Un uomo la sta fissando. È seduto per terra, magro, sporco, vestito di cenci. Sono io, non mi riconosci? Wanja è attonita. No, non può essere. Hinga? Sì, sono io! Il suo vecchio amico ha gli occhi sporgenti, i denti marci, lo sguardo perso. Niente a che vedere con il bambino bello di un tempo. Wanja lo invita a pranzo, Hinga prova ad alzarsi, non ci riesce. Wanja lo prende sottobraccio e lo trascina al ristorante. Hinga balbetta, fatica a tenere la forchetta in mano, è in forte imbarazzo. Wanja lo tranquillizza, prende le posate e lo imbocca, poi gli lascia il suo numero. Passa qualche giorno. Il telefono squilla. Hinga parla poco. Non aveva nulla di particolare da dirle, voleva solo sentire la sua voce. Wanja non smette più di parlare, lo tiene incollato alla cornetta per ore. Quando riattacca ha un groppo in gola. Si precipita in strada, lo cerca nei dintorni del mercato, lo trova con una siringa attaccata al braccio. Wanja si siede al suo fianco, lo abbraccia, gli accarezza il viso. Stai tranquillo amico mio, non ti lascio, ne usciamo insieme. Il giorno dopo lo accompagna in un centro di disintossicazione. Sono passati tre anni. Hinga si è rialzato e ha ripreso in mano la sua vita, Wanja ha pagato le cure e lo ha aiutato ad aprire un negozio. Ogni tanto, all’ora della merenda, si siede da qualche parte di fronte, mangia, e lo osserva mentre lavora.
Lei è Wanja
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