Lei è Vanessa. Vive a Roma. È sposata e ha un figlio. Si chiama Leone, ha un anno, è un bambino silenzioso e tranquillo. È il 2014. Vanessa gioca con il piccolo, lo chiama. Lui non la fila di striscio, ha lo sguardo vuoto, non spiccica una parola. Il pediatra dice che è tutto a posto, ma Vanessa non è tranquilla. Bussa alla porta di diversi specialisti, ottiene diagnosi e conferme. Autismo grave. Vanessa sente un dolore fortissimo, porta la mano al cuore, crolla a terra. Si sveglia in ospedale. Ha avuto un principio di infarto. È sconvolta, non riesce a credere che ha rischiato di morire. Se fosse successo cosa ne sarebbe stato di suo figlio? Vanessa si rimette in piedi, Leone ha bisogno della sua mamma, ora più che mai. Comincia terapie e cure di ogni tipo, cambia scuole, insegnanti, non si ferma davanti a niente. È il 2021. Vanessa è in macelleria. Leone è agitato, corre avanti e indietro, urta una signora. Smettila, sei proprio un maleducato! La donna urla, Vanessa spiega con calma la situazione. Un altro cliente si mette in mezzo. Chissenefrega se tuo figlio è autistico, la maleducata sei tu che te ne approfitti! Vanessa resta di sasso. Stringe il suo bambino, lo porta fuori, al sicuro. Cerca di calmarsi, ma non riesce a smettere di piangere. È mai possibile che ogni maledetto giorno sia costretta a combattere contro l’ignoranza, la paura e chissà cos’altro? Una volta a casa si sfoga sui social, mette nero su bianco quella domanda, e finalmente si sente un po’ meglio. Succede una cosa incredibile. Arrivano centinaia di messaggi, mamme e papà da tutta Italia offrono sostegno, si raccontano, e la ringraziano. Vanessa si sente sorretta da mille braccia. Parla, si confronta, non è sola. Se ci uniamo, possiamo fare molto. Oggi Leone ha 9 anni, non parla, scrive a malapena, è un bambino pieno di vita. Vanessa e suo marito hanno creato una fondazione, con l’aiuto di altre famiglie offrono supporto e informazione. Non ci può essere integrazione senza conoscenza.
Lei è Vanessa
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