Lei è Valentina. Nasce ad Aprilia, nel Lazio. Ha undici mesi, porta le mani sul pancino, piange. I genitori corrono in ospedale, Valentina fa esami, punture, ma la bua non passa. Ha 9 anni. Si stringe lo stomaco, il dolore è insopportabile. Questa volta finisce sotto i ferri. Riapre gli occhi, guarda in giù, ha un buco sulla pancia, sul quale hanno attaccato qualcosa di strano. Mamma, aiuto che cos’è questa roba? I genitori la tranquillizzano. Tesoro, hanno scoperto il nome della tua malattia, si chiama morbo di Crohn, questo sacchettino ti aiuterà a stare meglio. Valentina annuisce, ma quella cosa lì non le piace per niente. La nasconde sotto i vestiti, ma basta un movimento brusco e spunta fuori. Le compagne puntano il dito, ridacchiano, la guardano schifate. Valentina muore di vergogna. Cresce tra ricoveri e terapie, dopo l’ultimo intervento guarda il suo corpo. È magro da far schifo. Valentina non riesce ad accettarlo, lo odia. Indossa solo magliette larghe, evita il mare come la peste. È il 2016. Ha 28 anni, il dolore torna più forte di prima, Valentina non vuole andare in ospedale, ma non ha scelta. Altro buco, altro sacchettino. Piange, non riesce a fare altro. Una mattina si sveglia, scorre le dita sulla pancia, si blocca appena arriva a quella maledetta sacca. Trema di rabbia, ha l’impulso di strapparlo via, ma c’è un pensiero che la trattiene. Quel sacchetto le ha salvato la vita. Valentina lo ha sempre saputo, ma lo realizza solo adesso. Ripete quella frase, la mastica, la fa sua, poi la butta fuori. Questo sacchetto mi ha salvato la vita, non è lui il nemico da combattere! Più lo dice, più si sente forte. Corre in un negozio, supera felpe e maglioni, punta dritta ai top. Ne prova uno, si guarda e fa un gran sorriso. Oggi Valentina ha 33 anni, è mamma di una splendida bambina, ha un compagno che la ama, racconta e condivide la sua esperienza con chi ne ha bisogno, ha ripreso a studiare, va al mare, si scatta fotografie, si mostra, si piace, si ama.
Lei è Valentina
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