Lei è Valentina. È di Pizzo Calabro, fa la segretaria d’azienda. Valentina ha un figlio. Tommaso ha otto anni. È malato. Ha un tumore. Tumore. È una parola che al sud spesso non si dice, si lascia intendere. Lei l’ha scritta su una pagina bianca, la prima pagina di quello che è diventato un diario di bordo della malattia del figlio. Lei e Tommaso fanno avanti e indietro da Roma. Il bambino fa la chemioterapia all’ospedale Bambin Gesù. Lei segna tutto nell’agenda dove ha attaccato un rosario della Madonna del Miracolo. La porta sempre con sé, la tiene in borsa. Scrive tutto. Le terapie, i ricoveri, le visite specialistiche, i valori del sangue, i numeri di telefono dei centri di ricerca, i nomi dei medicinali, le novità nel campo della ricerca scientifica, gli studi. Scrive i referti, i resoconti diagnostici, e ogni volta le basta dare uno sguardo a quelli precedenti per capire se il bambino ha fatto progressi con la terapia. Valentina affida al diario anche gli stati d’animo, gli sbalzi d’umore, i momenti di tristezza, le crisi di pianto, l’angoscia, la speranza. Tommaso fa la terza elementare. La mamma scrive anche di lui, della sua vita, le telefonate con i compagni quando è via da scuola, i suoi studi, i giochi, le parole dette e quelle non dette. Valentina è felice quando scrive di lui, di quello che vuole fare da grande, di quello che farà da grande. Il calciatore. Oppure il medico. Scrive la reazione di Tommaso quando gli è stato detto che ha un tumore. Qualche giorno fa, dopo il consueto ciclo di chemioterapia al Bambin Gesù, Valentina, il marito e Tommaso si sono messi in macchina per tornare in Calabria. Si sono fermati nel parcheggio del supermercato “Panorama”, sull’Aurelia, ancora dalle parti di Roma. Dei ladri hanno scassato l’auto e si sono portati via tutto. Pure il Nintendo e la Playstation di Tommaso. Pure l’agendina di Valentina.
Lei è Valentina
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