Lei è Taylor. Vive in Minnesota, negli Stati Uniti. Ha 27 anni. Fa l’infermiera. È il 2020. Scoppia la pandemia, gli ospedali sono al collasso. Taylor ascolta i discorsi delle colleghe. Fortuna che qui da noi i casi sono pochi, e possiamo stare tranquille. Taylor è pensierosa, il giorno dopo si presenta con una richiesta di trasferimento. E dove vuoi andare? Nel reparto covid del New Jersey, dove il virus ha colpito più forte. Ci resta due mesi, poi torna a casa. È mattina. Entra in ospedale, raggiunge le colleghe per fare due chiacchiere. Stanno parlando di Bodie, un bambino di due anni nato con una grave patologia ai reni. Doveva subire un intervento, è stato rimandato a causa del virus. I genitori sono disperati, il figlio rischia di morire. L’unica cosa che potrebbe salvargli la vita è un trapianto di rene immediato. Taylor saluta le colleghe, ha una faccenda da sbrigare. Riappare a fine giornata, stringe dei fogli tra le mani. Chiamate la famiglia del bambino, dite che avete trovato un donatore compatibile, si può procedere con il trapianto. Le altre la guardano sbigottite. E chi sarebbe questo donatore? È luglio. Taylor è sotto i ferri, resta in ospedale per tre giorni, poi la dimettono. Chiede subito di Bodie. I medici la rassicurano, è filato tutto liscio. Taylor è felice. Prende carta, penna e scrive una lettera. Chiede che venga consegnata alla famiglia di Bodie, insieme a un orsacchiotto. Passa qualche giorno. Riceve una chiamata. È la madre del piccolo, vorrebbe tanto incontrarla. Taylor si fa dare l’indirizzo, suona il campanello, la porta si apre, i genitori di Bodie scoppiano in lacrime. Grazie, hai salvato la vita di nostro figlio. Loro purtroppo non potevano. Il padre non era compatibile, la madre aveva già donato il suo all’altra figlia, la primogenita. Avevano chiesto aiuto a diversi familiari, ma si erano tirati tutti indietro. La donna è meravigliata, incredula. Perché lo hai fatto? Voglio dire, chi avrebbe potuto, ha avuto paura, mentre tu non hai esitato. Taylor accarezza i capelli del piccolo Bodie. Non lo so perché l’ho fatto, ma so per certo che lo rifarei altre cento volte.
Lei è Taylor
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