Lei è Sophy. Ha 10 anni. Vive in Cambogia con mamma, papà e sei fratelli. Abitano in una sorta di tenda, fatta di rifiuti, dentro una discarica. La mattina si alza presto, cammina tra plastica e scarti, infila le manine, recupera tutto quello che può, mette dentro un sacco e lo rivende in cambio di pochi centesimi. Quando si fa sera mangia una ciotola di riso e fila dritta a nanna. Il giorno dopo è sempre lo stesso giorno. Una mattina si sveglia con una grossa novità. Mamma dice che la sorella andrà a scuola. Sophy è entusiasta. Posso andare anche io? Purtroppo i soldi non bastano. Sophy abbassa la testa, ma quando la prescelta esce dalla capanna, si ritrova ad andarle dietro. La scuola? Come sarà fatta? Segue di nascosto la sorella, per la prima volta nella vita supera il confine della discarica, arriva davanti a un edificio pieno di bambini. Ha le vertigini. Si alza sulle punte, sbircia da una finestra. Una ventina di ragazzi scrivono su un quaderno, mentre una donna spiega. Sophy è senza fiato. È la cosa più bella che abbia mai visto. Ripete le poche parole che riesce a carpire, suoni sconosciuti che custodisce come un tesoro. Passano i mesi. Sophy continua a sbirciare dalla finestra. La tentazione di scavalcare è forte. Resiste. Una voce tuona alle sue spalle. Cosa stai facendo qui, piccolina? È un uomo, le sorride. Sophy borbotta una scusa, fa per andarsene, viene bloccata. Ti piacerebbe studiare? Sophy non crede alle sue orecchie. Le gambe sono pronte per riportarla al sicuro nella sua discarica, ma l’istinto prende il sopravvento. Sì, lo voglio. L’uomo è un volontario, trova un accordo con la famiglia e la accompagna in classe. Sophy siede al suo posto, passa la sua mano sul banco, accarezza i libri, piange di gioia. Oggi ha 23 anni, ha vinto una borsa di studio ed è volata in Australia. Il giorno della laurea è salita sul palco e ha raccontato una storia. Il mondo vi sta aspettando, abbiate il coraggio di spalancare le finestre che vi trovate davanti, e andate incontro all’ignoto.
Lei è Sophy
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