Lei è Simona

Lei è Simona. Ha 15 anni. È in campeggio, al mare, con i genitori. Simona è carina, simpatica, prosperosa. Occhi chiari e capelli scuri. Dimostra qualche anno in più. Cammina, sta andando al parco acquatico, incrocia del ragazzi. Lui la guarda. Anche lei lo guarda, con i suoi occhi da bambina. È bellissimo. Lui si avvicina. Come ti chiami? Io, veramente, mi chiamo Simona. Quanti anni hai? 15. Non può essere, non ti credo. Vuoi venire a fare un giro? No. Simona riprende il suo cammino, la testa tra le nuvole. Ma quanto era bello. Una mano. Sul suo braccio. Stringe. Forte. La strattona. È lui. La sta spingendo verso i bagni. Simona ha paura. Non piange. Il suo cuore batte forte. Perché? Lo pensa, non lo dice. Lui chiude a chiave. È tardo pomeriggio, c’è poca gente. Il bagno è minuscolo. Lei ha un costume intero, di colore lilla, a fiori. Ora vuole urlare. Urla, ma la voce non esce. Lui la afferra, sposta il costume, fa quello che deve. Si ferma. Guarda in giù. Sangue. È sangue. Si stacca, si gira, scappa. Simona si accascia per terra. Piange. Si dispera. Pensa alla sua famiglia. Non può fargli questo. Si asciuga le lacrime, tampona il sangue, avvolge l’asciugamano intorno alla vita, esce dal bagno e torna a casa. Svuotata. Distrutta. Si fa schifo. È colpa sua, è solo colpa sua, dei suoi occhi, della sua quarta di seno. La mamma la vede strana. Che hai? Niente, è arrivato il ciclo. Finiscono le vacanze, passano alcuni mesi. Una telefonata. Lui ha avuto un incidente, è rimasto paralizzato. Simona si sente in colpa, per tutti gli accidenti che gli ha mandato. Riattacca il telefono. La mamma chiede, lei racconta. Allora Dio esiste. Passano anni di incubi notturni, bagno, sangue, costume, piscina. Una mattina Simona si alza e parte per il mare. Deve vederlo, deve chiudere il cerchio. Eccolo. Il suo cuore è al galoppo. È tutto a posto. Non ha paura. Anzi, non si sente più sbagliata. Simona lo perdona, e si perdona.