Lei è Simona. Vive a Racale, in Puglia. Ha 27 anni, si sposa con Mauro, sogna una famiglia, dopo qualche mese il test è positivo. Simona va dal ginecologo. Complimenti, avrà un bel maschietto. Il dottore prosegue con l’ecografia. Si ferma, sgrana gli occhi. Simona trattiene il fiato. Che succede? L’uomo le prende la mano. Signora, avrà un maschio, ma anche due femmine. Simona è sconvolta, il marito di più. Come faranno a crescere tre bambini? Mauro si butta nel lavoro, Simona compra le culle, i corredini, prepara la casa. Passando i mesi. Ha una minaccia di aborto, la ricoverano. È notte. Si sveglia, il letto è bagnato, urla. Si sono rotte le acque! Ma è troppo presto, i suoi bambini hanno appena cinque mesi. L’ospedale è impreparato, non ci sono abbastanza incubatrici, Simona viene trasferita in una clinica religiosa. I bambini stanno per nascere, ha paura, l’anestetico fa effetto, si addormenta pregando. Apre gli occhi. Il medico la sta guardando. Stia tranquilla, sono vivi, tutti e tre. La accompagnano a conoscere i suoi bambini. Li può guardare attraverso un vetro, sono molto più piccoli di come potesse immaginare, stanno nel palmo di una mano. Si sente svenire, il dottore la sorregge. Passa qualche giorno. Viene convocata dal primario. Signora, è una situazione disperata, dove non arriveremo noi, ci penserà qualcun altro. Simona è più turbata di prima. Passano i giorni. Il figlio ha un’emorragia cerebrale, ma nel giro di una notte l’emergenza rientra. Poi rischia la cecità. Simona trova per terra un’immagine di Santa Lucia, al momento del controllo il piccolo ci vede benissimo. Una delle figlie viene operata al cuore, qualcosa va storto, la stanno perdendo. Simona è disperata, chiude gli occhi, vede Padre Pio chino sulla culla. Li riapre e la bambina sta benone. Quattro mesi dopo li dimettono. Oggi Cosimo, Lorenza e Laura hanno 13 anni, sono belli, sani e vanno pazzi per la loro sorellina. Una notte Simona ha sognato la Madonna, le diceva che avrebbe avuto una bambina. Quando ha visto il test positivo non sapeva se ridere o piangere. La piccola non poteva che chiamarsi Maria.
Lei è Simona
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