Lei è Silvia. Nasce in una famiglia di Testimoni di Geova. È una bambina. Entra in classe, c’è un compleanno, la festeggiata le offre una fetta di torta. No. Silvia rifiuta. Non può mangiarla, la mamma dice che i dolci sono il diavolo. Suona la campanella, i compagni si danno appuntamento per giocare insieme. Silvia non può frequentare gli esseri umani che non credono in Geova. Cresce. Le amiche parlano di vestiti, di ragazzi. Lei passa i pomeriggi con la madre a girare di porta in porta. Finisce le medie. Vorrebbe continuare a studiare, ma i genitori non glielo consentono. I suoi talenti sono per Geova, per nessun altro. Ha 16 anni. L’unico sfogo è il canto. Un’amica la iscrive a un provino. Silvia scoppia di gioia, ma la madre le vieta di andare. Non vorrà mica dare un dispiacere a Geova? Silvia abbassa la testa, e si sente in colpa. Ha 19 anni. Trova un lavoretto, la madre è contraria, ma Silvia non cede. Ha assaporato la libertà, le piace. Conosce un ragazzo, lo frequenta di nascosto, si innamora. Silvia fa l’amore. Assapora il piacere, il dolce gusto del peccato, le piace, è bellissimo. Poi si sente in colpa, piange per settimane. Ha paura. È una traditrice. La sua testa è in subbuglio. Silvia tira fuori il coraggio e affronta la madre. Basta religione, voglio la libertà. La donna la guarda negli occhi. Meglio una figlia morta che dissociata. Silvia è distrutta, ma non arretra. Firma la lettera. Non è più una testimone di Geova. Parenti e amici le voltano le spalle. Per i genitori è una ragazza dissoluta, Geova la punirà. Silvia si rimbocca le maniche, fa tre lavori. Ha 26 anni. Mamma, papà, io vado via di casa. Lo dice a testa alta, ma spera che la fermino. I genitori le sbattono la porta sulla faccia. Silvia ha il cuore a pezzi, ma va avanti. Ha 40 anni. Si sente orfana, i sensi di colpa ancora la tormentano, ma ha un figlio che è la sua forza. Lo ricopre d’amore e lo sosterrà sempre, qualunque scelta farà.
Lei è Silvia
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