Lei è Seema. Vive in India, in un orfanotrofio. È il 1998. Ha 2 anni. Arriva una coppia Italiana. La sceglie, la adotta. Seema arriva a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze. I genitori e i nonni fanno tutti volontariato nel centro di radio soccorso. Seema li vede uscire di casa con la divisa e la giacca rossa, sorridenti. Il nonno rientra tardi tutte le sere, stanco, ma allegro e pimpante. Le racconta ogni giorno quanto sia bello fare volontariato e aiutare le persone. Seema è affascinata, adora quei racconti, vorrebbe andare anche lei fuori con il nonno. Si fa una promessa, appena avrà l’età giusta, indosserà quella divisa. È il 2014. Seema ha 18 anni appena compiuti. Entra in Croce Rossa e diventa volontaria sull’ambulanza. È elettrizzata, un po’ spaventata. Le prime uscite sono una botta. Bambini che stanno male, incidenti stradali, morti. È dura. Al punto che a volte pensa di smettere, ma basta il sorriso di una persona e ritrova la forza per andare avanti. Pensa all’anziano che le stringe la mano e la prega di non lasciarlo da solo in pronto soccorso. Non può mollare. Seema continua a rispondere alle chiamate, a salire in ambulanza e portare aiuto e conforto, tutti i giorni. Anche adesso che con l’emergenza Coronavirus la situazione è più pericolosa. Anche adesso che rispondere a una chiamata significa spesso e volentieri mettere a rischio la propria salute. Perché non sai mai chi ti troverai di fronte. E Seema per la prima volta ha paura. Paura perché le persone a volte nascondono i sintomi. Chiamano per una caduta, loro arrivano e si trovano di fronte una ragazza con la febbre alta, tosse e difficoltà respiratorie. Le mascherine sono poche, contate, e non possono sprecarle. È pericoloso. Seema ha 24 anni. Prima erano in 100 volontari, sono rimasti in 15. Lei ha la fortuna di vivere da sola, quindi non si ferma. Ma spera che le persone capiscano lo sforzo che tutti stanno facendo, e collaborino. Dobbiamo tornare a darci la mano, ad abbracciarci e sorridere insieme.
Lei è Seema
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