Lei è Sarah. Nasce in Egitto nel 1989. È una bambina vivace, intelligente. Studia, cresce, prende coscienza di se stessa e del mondo che la circonda. È il 2010. Sarah si laurea, frequenta dei corsi nelle università di tutto il mondo. Sviluppa una forte passione politica. È lesbica. Lotta per i diritti civili della comunità Lgtb. È il settembre del 2017. Al Cairo suonano i libanesi Mashrou’ Leila, la band più famosa del Medio Oriente. In mezzo alla folla, Sarah sventola una bandiera arcobaleno. La sua foto fa il giro del mondo. Il giorno dopo la polizia fa irruzione in casa sua. È in arresto. Mentre la portano via sotto gli occhi disperati della mamma, un agente le chiede cosa pensa della religione, perché non porta il velo. Sei vergine? La sbattono a forza dentro l’auto. Sarah viene bendata. La macchina si ferma, la fanno scendere. Seduta. C’è un odore nauseabondo. Sente gemiti di dolore. Non può vedere. Nessuno le parla. Passano delle ore. A un tratto il suo corpo si contorce, è in preda a convulsioni. Che cosa sta succedendo? Ha perso conoscenza. Erano delle scariche elettriche. Si sveglia. Quanto tempo è passato? La torturano. Guai a te, se parli facciamo una bella visitina a tua madre. La sbattono dentro una cella. Ci sono altre donne. Venite, prendetela, divertitevi. La violentano. Passa il tempo, la portano in un’altra prigione. La tengono in isolamento, poi in una cella con altre donne. È proibito rivolgerle la parola. Sarah non riesce più a guardare le persone negli occhi. Viene interrogata dalla procura generale dello Stato. Le chiedono che cosa impedisca agli omosessuali di praticare sesso con i bambini e gli animali. Passano tre anni. Sarah esce di prigione. Ha il terrore, degli amici, della famiglia, di tutti. Ansia, depressione, attacchi di panico. Rischia di essere arrestata di nuovo, fugge in Canada. Asilo politico. Muore la madre, non può andare al suo funerale. Prova a suicidarsi, fallisce. Non parla, balbetta. Cerca solo il silenzio. Lo trova. Si toglie la vita. Sarah Hijazi aveva solo 31 anni.
Lei è Sarah
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