Lei è Rosa. Ha 22 anni. Abita in provincia di Caserta. Fa un colloquio in una multinazionale. La prendono subito. Rosa fa i salti di gioia, è il lavoro dei suoi sogni. Si fa apprezzare, viene ripagata, fa carriera, i guadagni aumentano, compra casa, si sposa, nascono due bambini. È una donna indipendente e appagata. È il 2012. Rosa ritira la posta. C’è una lettera della sua azienda. Legge, non crede ai suoi occhi. L’hanno messa in cassa integrazione. Tempo qualche mese e ne arriva un’altra. Rosa se lo aspettava, ma quelle parole la distruggono. Licenziata. Piange, si dispera. Ho quasi quarant’anni, chi mi prende adesso? Si sente una fallita. È mattina. Rosa si rigira nel letto, non ha chiuso occhio tutta la notte. Indossa la tuta, esce. È presto, le strade sono deserte. Cammina, affretta il passo, sempre più veloce, corre a perdifiato. Il cuore le rimbomba nelle orecchie, le gambe chiedono pietà. Si ferma. È distrutta, ma la sua mente è libera. La mattina dopo si alza all’alba. Corre, si lascia alle spalle dubbi e preoccupazioni. Passa qualche tempo. Rosa sta facendo stretching, una donna si avvicina. Buongiorno, sono una preparatrice atletica, la osservo da un po’, le andrebbe di entrare nella mia squadra? Non siamo professionisti, ma ci divertiamo. Rosa sgrana gli occhi. Entra nel gruppo, si allena, testa la sua resistenza in piccole gare, sogna la maratona di Firenze. Qualche compagno la scoraggia. Sono più di quaranta chilometri, non sei una ragazzina, rassegnati, non puoi farcela. Rosa stringe i pugni. È il giorno della maratona. Comincia a correre, il primo tratto scivola sull’asfalto, ma all’improvviso le gambe diventano di pietra. Rosa si trascina, è sul punto di crollare. Ma la meta è vicina. Spalanca la bocca, grida. Butta fuori tutta la rabbia, la frustrazione, la paura accumulata. Spinge più che può. Taglia il traguardo, tra lacrime di gioia. Rosa alza la medaglia al cielo. È la sua rivincita. Oggi ha un nuovo lavoro, la mattina continua correre, e non si ferma davanti a niente.
Lei è Rosa
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