Lei è Rita Levi Montalcini.
Scienziata, neurologa, premio Nobel per la Medicina. Il suo contribuito è stato fondamentale nella lotta contro la sclerosi multipla.
Nel 1980 è stata nominata presidente di Aism. Si è spesa per far conoscere e crescere l’associazione, ha introdotto dei metodi innovati nella raccolta fondi e nel finanziamento alla ricerca.
Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, ha lavorato per anni al suo fianco, ha conosciuto la scienziata, e la persona.
Ricorda quando andava a trovarla nella sua casa romana per discutere di questioni importanti, Montalcini chiedeva: “Prima dimmi come stai tu, come stanno i tuoi figli, la tua famiglia”.
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“Rita Levi Montalcini era una grande scienziata, una persona pratica, attenta e consapevole, non un genio tra le nuvole.
Amava i giovani ricercatori, cercava in tutti i modi di aprire la mente e il cuore delle nuove generazioni.
Aveva un cuore grande come una casa, parlava con le persone, confortava, dava prospettive, si faceva carico dei loro problemi.
Una volta si è schierata a fianco di due giovani che volevano sposarsi, anche se le famiglie erano contrarie. Li ha aiutati a cercare casa e lavoro.
Diceva che la malattia non deve essere un limite, è importante che le persone siano sempre libere di fare le loro scelte di vita.
Aveva una memoria prodigiosa, ricordava i volti di tutti, le loro piccole vicissitudini quotidiane.
Dopo il Nobel era molto impegnata, eppure non si è mai persa un convegno, saliva sul palco e diceva: vedo la luce in fondo al tunnel, ce la faremo.
Superati i cento anni ancora ripeteva: voglio vedere il giorno in cui sconfiggeremo questa malattia. Riusciva a infondere tanta fiducia.
Mi piace ricordarla con le parole di mio nonno, amico di famiglia: una bambina seduta sulle scale che guarda l’orizzonte e si chiede cosa farò da grande”.