Guarda le donne che hanno scritto pagine di storia.
Lei è Rita. Nasce a Torino nel 1909. Il padre è un ingegnere, la madre fa la pittrice. Rita cresce con due sorelle, di cui una gemella, e un fratello. È una bambina curiosa, legge tanto, si appassiona ai numeri. Corre dal padre. Papino, posso studiare Matematica come te? L’uomo scuote la testa. È roba da uomini, farai il liceo femminile, come le tue sorelle. Rita apre i libri di cucina, scorre qualche riga, li richiude all’istante. Ha i brividi. Si sente sbagliata, fuori posto. Confida le sue angosce alla governante. Giovanna le asciuga le lacrime e la porta a passeggio nei boschi. Rita respira, si tranquillizza. Ha 21 anni. Le sorelle lasciano il nido. Il padre la punzecchia. E tu, quando ti sposi? Rita inorridisce al solo pensiero. Ha paura, non sa cosa vuole fare nella vita. Si rifugia dall’amata governante. La trova a letto, malata. Bambina mia, ho il tumore. Rita la veglia giorno e notte, vuole aiutarla, ma non sa come. Alla fine le dice addio tra le lacrime. Esce, ripercorre i sentieri battuti con Giovanna, passo dopo passo il suo cuore si alleggerisce, d’improvviso è tutto chiaro. Rita torna a casa, irrompe nello studio. Papà, non voglio diventare una madre, tantomeno una moglie, io voglio fare il medico. Il padre si alza in piedi. Non ti approvo figlia mia, ma non posso impedirtelo. Rita scoppia di gioia. Recupera il tempo perduto, in otto mesi si diploma da privatista al liceo classico e si iscrive in Medicina. Scoppia la seconda guerra mondiale, Rita studia anche sotto i bombardamenti, si specializza in Neurologia, crea un laboratorio nella sua casa, si sente viva. Un giorno squilla il telefono. Rita ascolta, non crede alle sue orecchie. L’università di St. Louis, negli Stati Uniti, la vuole come ricercatrice. È dei nostri signorina? Rita non se lo fa ripetere due volte. È il 1986, Rita Levi Montalcini vola a Stoccolma, è la prima donna italiana a vincere il premio Nobel per la Medicina. Lo dedica a Giovanna e a tutte le donne del mondo. Non accettate compromessi, non sottomettetevi, coltivate il coraggio di ribellarvi.