Lei è Pina. Nasce a Napoli nel 1990. La madre è una sarta di grande talento, passa i pomeriggi china sulla macchina da cucire. Pina si mette al suo fianco, legge, studia, ripete la lezione. La mamma ascolta, la interroga. Lei e figlia sono inseparabili, vivono in simbiosi. È il novembre del 2012. Pina guarda la madre, è stanca, ha il viso tirato, d’istinto capisce che qualcosa non va. La trascina dal medico. Cancro al colon, stadio terminale. È una doccia fredda. Fanno il giro degli ospedali, ma tutti i medici scuotono la testa, è inoperabile. Pina è distrutta, non parla, smette di mangiare, diventa l’ombra della madre, la spia dalla porta, la vede nel letto esausta, il rosario tra le mani. Passano 3 mesi. Pina accarezza i capelli della sua mamma. Vorrei darti la mia salute. Lei la guarda negli occhi. Pina a mamma, tu hai tutta la vita davanti, io tanto sto sempre con te. Pina le dice addio dopo qualche giorno, si sente vuota, ha perso tutto, la sua mamma ma anche la speranza. Lascia l’università, frequenta uomini sbagliati, non vuole più saperne della vita, le fa schifo. È l’agosto del 2013. Pina conosce Francesco, bellissimi occhi neri, un sorrisetto da cascamorto irresistibile. Si innamorano. Lui la sprona, le dà la forza di tornare a lottare. È il 2015. Pina si trasferisce in Francia, ricomincia da capo, lingua, lavoro, tutto, ce la fa, diventa sommelier e gestisce un ristorante. Lei e Francesco fissano la data delle nozze. Pina sa già come sarà il suo abito, era stata la mamma a disegnarlo per lei in uno di quei pomeriggi passati insieme. È il 28 febbraio del 2020. Pina torna a Napoli, ha la prima prova dell’abito. Lo indossa, piange, è proprio come lo voleva, non vede l’ora di indossarlo. Scoppia il coronavirus. Pina è bloccata a Napoli. Il matrimonio è rimandato, l’ansia la assale, ma Francesco è lì, pronto a ricordarle che lei è figlia di una donna tosta, forte. Pina si asciuga le lacrime, stringe i denti, va avanti, spera che la sua mamma sia orgogliosa di lei.
Lei è Pina
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