Lei è Paola. Vive a Napoli. Ha 42 anni. È un avvocato, una donna dinamica, indipendente. Paola e il marito vogliono un figlio. Tutti glielo sconsigliano, ormai Paola ha una certa età. Lei decide di provare. Resta incinta. È una gioia immensa. Il pancione, le nausee, i primi calci, Paola non vede l’ora di godersi la sua prima gravidanza. Passa qualche tempo. Stanchezza, nausea, perdita di peso. Paola non sta bene, si dice che fa parte del gioco, ma il mal di testa è così forte che non riesce a guidare. Passano i mesi. Paola è sempre più debole, sente che qualcosa non va. Chiama il ginecologo, la ricoverano. Gli esami parlano chiaro. Lei e il bambino sono in ottima forma. Paola vorrebbe urlare. Ma quale ottima forma? Nel giro di qualche giorno le sale la febbre, ha delle fitte in tutto il corpo. Paola urla dal dolore. Si alza in piedi, cade a terra. Le gambe. Non le sente più. Panico. L’intero reparto è sottosopra. Nessuno capisce cosa le stia succedendo. Paola è sulla barella, immobile. I suoi piedi penzolano fuori dal lettino, inermi. Piange. Dopo poche ore è paralizzata dal collo in giù. Finalmente arriva una risposta. Sindrome di Guillain Barrè. Paralizza il corpo, fino all’ultimo muscolo. Il cuore. C’è solo una cura, ma Paola è incinta e non può assumere medicinali che mettano a rischio il suo bambino. È sfinita. Mentre il suo piccolo cresce, lei si sta spegnendo. Non parla, non mangia, familiari e amici la lavano a turno. I dolori sono lancinanti. Basta. Paola urla, si dispera. Lasciatemi morire. Passano i giorni. Paola non migliora. I medici fanno l’ennesimo controllo, ma hanno perso le speranze. Scoprono il lenzuolo. Sgranano gli occhi. Il piede destro di Paola si muove. Senza cure, senza niente, sta guarendo. Paola scende dal letto sulle sue gambe. È incredula. Stava per morire, e invece. E mio figlio? Sanissimo. Giuseppe nasce a marzo del 2017. Paola lo stringe tra le braccia. Non si è potuta godere nulla della gravidanza. Ma stanno bene entrambi. E hanno tutta la vita davanti.
Lei è Paola
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