Lei è Nicole. Nasce a Rossano Veneto nel 1995. Si presenta al mondo con un problema. Il suo occhio sinistro è fisso, non si gira. Gli altri bambini la sfottono. Occhio di vetro, occhio di vetro. Nicole si vergogna. Ha 5 anni. Fa un’operazione. L’occhio migliora, ma le prese in giro non si fermano. Guardate c’è la strabica. Nicole è mortificata. Si sente uno schifo. Le parlano, lei abbassa lo sguardo. Evita di guardare la gente negli occhi. Cerca in tutti i modi di nascondere il suo problema. Si sente sbagliata, diversa. Ha 12 anni. Il papà perde il lavoro. La mamma trova un posto come bidella, tirano avanti come possono, ma è difficile. Nicole è amareggiata, arrabbiata. Vorrebbe smuovere mari e monti, ma è chiusa, insicura. Gli sfottò continuano, la tormentano. Si guarda dentro. Lei vale qualcosa? Nicole ha 18 anni. Divora libri su libri. Letteratura, psicologia. È insaziabile. Scatta una molla. Si guarda allo specchio. Non ha mezzi, non ha autostima, nessuno scommetterebbe su di lei. Ma vuole provarci. Finisce le Superiori. Si iscrive a Psicologia. Il primo esame va male. Non importa. Ritenta. Non si guarda indietro. Studia, studia, studia. Prende solo 30. Va avanti. Fa un Erasmus di 6 mesi in Francia. Vince tutte le borse di studio possibili. Si laurea in due anni e mezzo, brucia i tempi. Ha la media più alta del suo corso. Si iscrive alla magistrale. Doppia laurea tra Milano e Lugano. Vince il premio di miglior studentessa. Le chiedono di tenere un discorso alla cerimonia. Nicole lo scrive in una notte. È il 13 maggio del 2017. Sale sul palco. Alza la testa. Non ha paura. Guarda tutti negli occhi. Credete in voi stessi. Non lasciate che nessuno vi dica chi siete. Solo voi conoscete i vostri limiti e le vostre capacità. È il 2020. Nicole sta scrivendo la tesi. Manca un mese alla laurea. Ha un fidanzato. Lui ha visto la sua casa e il suo passato. È rimasto. Ha continuato ad amarla. Nicole è felice. Si è presa la sua rivincita. Mamma, papà, questo è per voi.
Lei è Nicole
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