Lei è Natasha. Vive a Miglionico, in Basilicata. Ha 18 anni. È in casa, sta studiando, sente una fitta al fianco. Il dolore è forte, le toglie il respiro per dei minuti interminabili, poi scompare. Il giorno dopo, la fitta ritorna all’improvviso. Natasha si piega a terra dal dolore. Fa dei controlli, le dicono di non preoccuparsi, è solo stress. Natasha tira il fiato per un anno, poi i dolori si fanno più forti. Torna in ospedale. Le fanno mille esami, ma non ne vengono a capo. I medici riprendono con la solita solfa. È colpa dello stress. Natasha vorrebbe urlare. Si sente a pezzi, mentre loro minimizzano. Intanto la riempiono di medicine, ma non producono alcun effetto. Il dolore non le dà tregua. Natasha è costretta ad annullare i suoi programmi, lascia l’università, niente pizza con le amiche o pomeriggi al centro commerciale. Si chiude in casa, stringe le mani attorno alla pancia, piange. I genitori non si arrendono, girano gli ospedali di tutta Italia, e dopo mesi di esami finalmente ottengono una diagnosi. Natasha soffre di colite ulcerosa, una malattia cronica. Cronica? Vuol dire che devo convivere con questo dolore per tutta la vita? Sì, purtroppo. Natasha si rifiuta di crederci, e non ha nessuna intenzione di tirare i remi in barca. Fa a modo suo, finge che il problema non esista e smette di prendere le medicine. Passano i mesi. Natasha sta così male che le sembra di morire. La ricoverano. Il medico non ha peli sulla lingua. Se continui così, la malattia ti ucciderà. È una mazzata. Natasha trema, piange, corre in bagno, si guarda allo specchio. È dimagrita, emaciata, non riesce a riconoscerci nell’immagine che vede riflessa. Le viene da piangere. Scoppia a ridere. Eccola, quella è la Natasha che conosce. Si tocca la pancia. Non te la darò vinta. Oggi Natasha ha 23 anni. Ha ripreso in mano la sua vita, si è laureata e ha fatto un master. Non prova più vergogna se nel bel mezzo di una cena deve correre via per il dolore, anzi ci ride su con le amiche. A volte pensa che sarebbe bello essere una semplice adolescente alle prese con problemi normali, ma ha imparato ad amarsi, e a sorridere, anche quando tutto va male.
Lei è Natasha
Altre storie simili:

Mio figlio aveva bisogno di un polmone, non ci ho pensato due volte
Grazie al trapianto, Anduel ha salvato la vita al figlio di 5 anni che è stato dimesso da poco.

Papà, la maestra dice che non posso mettere lo smalto perché sono un maschio, è vero?
Lui è Christian Shearhod degli Stati Uniti. Il figlio Ashton ha tre anni e ama colorarsi le unghie. La maestra gli ha detto di non farlo: solo le femmine possono

Ogni giovedì esce da scuola, va in ospedale e suona il pianoforte per pazienti, medici e infermieri
Lui è Giovanni, ha 17 anni, vive a Forlì, in Emilia-Romagna. Ama la musica e suona il pianoforte da quando è bambino. Il suo professore di religione è stato ricoverato