Lei è Nancy. Nasce nel 1940 a Jersey City, negli Stati Uniti. Abita in una grande casa con i genitori e due fratelli. Ogni giorno è un viavai di donne e uomini, passano solo per stringere la mano a suo padre. Nancy osserva, non capisce. Una sera è seduta in prima fila a teatro. Il tendone si apre, appare il suo papà. È molto elegante, sembra un altro. Inizia a cantare, la gente ascolta in silenzio. Quando finisce partono applausi scroscianti. Evviva Sinatra! Evviva The Voice! Nancy osserva, prova un’emozione fortissima, capisce. Il suo papà è incredibile. Vuole essere come lui. Prende lezioni di canto, pianoforte, danza, segue il padre nelle tournée. Un bel giorno si ritrova al suo fianco sul palcoscenico. Parte la musica, Nancy ha il cuore in gola, si blocca, papà Frank la incoraggia. Nancy fa un bel respiro e si lascia andare. Canta, balla, si diverte. Ha 20 anni. Nancy si sposa e lascia l’università. È decisa a seguire le orme paterne. Recita, si esibisce in show televisivi, firma un contratto con un’importante etichetta discografica. Il primo album è un fallimento. Lo definiscono una brutta copia del più bravo genitore. Persino i suoi produttori vogliono darle il benservito. Nancy è disperata. Vorrebbe correre tra le braccia di papà, chiedere aiuto, trovare conforto e protezione nel suo sguardo dolce. Non lo fa. Basta! È stufa marcia di essere Nancy Sinatra, la figlia di. Deve trovare la sua strada, da sola, e procedere a testa alta. Il primo passo è il divorzio. Si è sposata solo per poter fare l’amore, la passione è esaurita, vuole liberarsi dalle catene. Lo dice chiaro e tondo anche ai giornalisti. È uno scandalo. Ma quanto è bella la libertà. Sistemata la vita privata, Nancy procede spedita. Il suo aspetto non la soddisfa. Il viso, i capelli, i vestiti non rispecchiano come si sente dentro. Va giù di trucco pesante, chioma biondo platino, minigonna molto mini, e stivaletti da capogiro. È il 1966. Nancy torna sul palco. È forte, indipendente. È se stessa. Ed è un successo incredibile.
Lei è Nancy
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