Lei è Nabila. Vive in Calabria. Ha 7 anni. È dentro casa, sta giocando beata, sente delle urla. È la sua mamma. Sembra posseduta, dalla sua bocca escono parole brutte, raccapriccianti. I suoi occhi sono diventati freddi, scuri, cattivi. Il padre reagisce, grida anche lui. Sembra di stare all’inferno. Nabila non riesce a respirare, le sembra di soffocare, chiude gli occhi, si tappa le orecchie, prova a diventare piccola piccola, invisibile, fino a sparire. Non ci riesce. Passata la tempesta, il suo papà dice che la mamma ha una malattia, è bipolare. Nabila vuole tanto bene alla sua mamma. Il tempo scorre tra scenate e singhiozzi infiniti, intervallati dalla nascita di una sorella e di un fratello. Nabila si ritrova grande di colpo, negli occhi dei più piccoli ritrova la sua angoscia, cerca di proteggerli. La madre è sempre più ossessiva, pretende devozione assoluta. Nabila mette da parte la sua vita per occuparsi di lei, ma le manca l’aria. Ha 16 anni, scoppia l’ennesimo tafferuglio, Nabila fa quello che ha sempre fatto, china la testa e aspetta che passi. Il suo corpo però si ribella, freme, esplode. La sua bocca libera impensabili parole di odio. I genitori sono attoniti, muti. Nabila sente le lacrime scivolare sulle guance, non può andare avanti così. Ama i suoi genitori, ma è arrivato il momento di iniziare ad amare anche se stessa. Mamma, papà, mi dispiace, io me ne vado. Il padre piange, si scusa. Bambina mia, avrei dovuto proteggerti, ho fallito, mi dispiace. I suoi occhi sono lucidi, tristi. Nabila lo guarda, sente il suo dolore, il peso che ha dovuto portare sulle spalle per tutti quegli anni. È stato un buon padre, c’è sempre stato. Nabila lo abbraccia, lo stringe forte. Poi si volta e si chiude la porta alle spalle. Oggi Nabila ha 23 anni, non ha più rimesso piede in quella casa, si è costruita una vita con le sue sole forze. È una donna indipendente, sicura di sé, un punto di riferimento per i suoi fratelli. Ma l’ha pagato a caro prezzo. La mamma le manca come l’aria. A volte le sembra di annaspare in mare aperto, alla disperata ricerca di una boa. Si aggrappa ai suoi sogni, agli obiettivi professionali, e alla certezza che quando un giorno diventerà madre, si strapperà le carni per fare sentire i suoi figli al sicuro e amati.
Lei è Nabila
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