Lei è Monica. Vive in Valtellina. Lavora in una multinazionale. È il 2019. Monica si sveglia, sente uno strano gonfiore al seno. I medici pensano sia una mastite, ma dopo alcuni esami cambiano idea. Ha un tumore. Monica non ha paura. È incavolata nera. Si è appena lasciata alle spalle un periodo difficile che l’ha messa a dura prova, proprio nel momento in cui stava ritrovando l’equilibrio, ecco un nuovo schiaffo. Monica urla, piange, poi fa un bel respiro. Affronta le cure, l’intervento, ma non basta. Deve fare la chemioterapia. Monica va davanti allo specchio, passa le mani tra i suoi capelli ricci. Immagina di non averli. D’improvviso si sente fragile, nuda. E malata. Chi le sta vicino dice di non preoccuparsi. Sono solo capelli, ricresceranno. Monica si arrabbia ancora di più. La sua vita è sottosopra, il suo corpo non è più suo, non sa cosa accadrà domani. In quel momento di estremo caos, quelli non sono solo i suoi capelli. Sono il suo modo di presentarsi al mondo, di sentirsi a posto, protetta dagli sguardi. Sono l’ultima cosa che resta della sua normalità. Anche a costo di apparire superficiale, Monica non vuole rinunciarci. Poco prima che cadano, si fa innestare delle ciocche semi permanenti. In quel modo evita lo shock di vedersi rasata. E si sente più forte, come avesse una corazza. I mesi passano, Monica continua le chemio. I dolori sono terribili, il viso si gonfia, gli occhi si spengono, perde le unghie, la sua pelle diventa grigia. È irriconoscibile. Mentre ogni certezza crolla, Monica si concentra sui capelli. Li lava, mette la maschera, li spazzola, se ne prende cura. È una routine che le dà equilibrio. Oggi Monica ha 47 anni. Quando ha tolto le ciocche, ha visto che i suoi capelli stavano ricrescendo. Ha capito di aver vinto la battaglia. Si sente una donna più forte, non scende più a compromessi con la vita, sa che tutto può cambiare da un giorno all’altro. Ha imparato a chiedere aiuto senza vergognarsi, perché avere qualcosa a cui aggrapparsi, per quanto piccolo e in apparenza frivolo, a volte può fare la differenza.
Lei è Monica
Altre storie simili:

Lui è Luca Valdiserri
Lui è Luca Valdiserri, papà di Francesco, il diciottenne travolto e ucciso da un’auto mentre camminava su un marciapiede di Roma. Ha parlato a cuore aperto agli amici di suo

RIVOGLIO MIO FIGLIO! HA UNA GRAVE DISABILITÀ. ME LO HANNO STRAPPATO PERCHE LO CURAVO TROPPO
Lei è Patrizia Tibaldo, di Brescia. Per 18 anni si è presa cura del figlio Carlo Vittorio. Un ragazzo con una grave disabilità motoria. Patrizia gli ha dedicato la sua

Come si può perdonare un fratello che ha ucciso i tuoi genitori?
Madè Neumair era in aula quando il giudice ha condannato all’ergastolo il fratello Benno per l’omicidio di Peter e Laura. Forse, dice, ora troverà un po’ di pace.