Lei è Melania. Lei è una donna. Lei è Chris. Anche lei è una donna. Sono due donne. Loro si sono incontrate, si sono piaciute, si sono innamorate. Loro sono fidanzate. Stanno insieme. Fanno molte cose insieme. Mangiano. Bevono. Vanno al cinema. Ridono. Piangono. Litigano. Fanno pace. Si baciano. Loro fanno pure all’amore. Insieme. A volte succede addirittura che vadano in giro insieme. Siamo a Londra. È notte. Siamo al secondo piano di un bus. Melania e Chris sono di rientro verso casa. Una carezza, un bacio. Qualche parola tenera. Sgranano gli occhi. Sono in quattro. Sono quattro uomini. Sono appena entrati. Sono in piedi, davanti a loro. Hanno dai venti ai trent’anni. Si avvicinano. Non sorridono. Non hanno buone intenzioni. Melania e Chris sono pietrificate. Attendono la prima mossa. Baciatevi. Vogliono che Melania baci Chris, o viceversa. Basta che si bacino. Vogliono vedere due lesbiche. Dal vivo. Come fosse un pornazzo. Su, baciatevi. Loro vogliono solo guardare. Come quando si masturbano davanti al pornazzo. Melania dice che l’amica sta male. Chiede di lasciarle in pace. Loro indicano la posizione sessuale richiesta. Melania prova a sdrammatizzare. Prova a stare allo scherzo. Ride. Spera. Ha paura. Chris intanto fa finta di sentirsi male. Loro si incattiviscono. Lanciano degli oggetti. Le colpiscono. Fanno male. Poi si buttano addosso a Chris, la picchiano. Schiaffi. Pugni in faccia. Melania si mette in mezzo. Prova a difendere la sua fidanzata. Ma sono altri schiaffi, altri pugni in faccia. Melania perde conoscenza. Sente soltanto il sangue scorrere dalla sua faccia sui vestiti, posarsi sul pavimento. Lo osserva. È il suo sangue. Melania è uruguaiana. Si è laureata l’anno scorso in Medicina a Montevideo. Lavora come hostess per Ryanair. Si è trasferita a Londra da un anno. Ha pubblicato questa foto su Facebook. Dice che è stanca di essere trattata come un oggetto sessuale.
Lei è Melania
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