Lei è Mary. Nasce a Ujong Baroh, in Indonesia, nel 1996. Il padre fa il pescatore, la madre si occupa dei figli, con loro vive anche il nonno. Mary è la sua nipote preferita. È il 26 dicembre del 2004. Mary ha 8 anni. Cammina, cade. Cerca di rimettersi in piedi, non ci riesce. Che succede? La terra sta tremando. Mary si attacca alla mamma. Lei cerca di tranquillizzarla, ma ha paura. Mary sente un boato. Muove le mani, cerca la madre. Afferra il vuoto. Le sembra di volare. Sbatte contro qualcosa. Perde i sensi. Si risveglia su una spiaggia. È stordita, confusa, si guarda intorno. Alberi caduti, detriti. Non ci sono più case. Non c’è più niente. Lo tsunami ha distrutto tutto. Mamma! Mary piange, gira a vuoto, senza sosta. Non riconosce il paesaggio. Si perde. Continua a camminare. La notte si addormenta sotto un albero. Passano i giorni. Mary ha fame. Trova un villaggio, chiede da mangiare. Una donna la avvicina. Ti aiuto io. Mary si fida, la riporterà a casa, ne è sicura. La donna la sbatte in strada, la costringe a chiedere l’elemosina. E se non porta a casa tanti bei soldini, la picchia. Passano gli anni. Mary non ce la fa più, supplica la donna. Lasciami andare, devo trovare la mia famiglia. Quella la prende a ceffoni. È il 2011. Mary ha 15 anni. Dice basta. È cresciuta, e non ha più paura. Affronta la donna. La minaccia. Se non mi lasci andare te la farò pagare. Dopo anni di schiavitù, Mary è libera. Fa l’autostop. Nessuno le dà un passaggio. È sporca, vestita di stracci. Un tassista accosta, la guarda, si impietosisce. Salta su! Mary gli dice il nome del suo villaggio. Arriva, entra in un bar, tutti la guardano male. Lei racconta la sua storia, non si ricorda il nome della mamma e del papà, solo quello del nonno. Ibrahim. Le persone sgranano gli occhi. Uno alza il telefono. Passano i minuti. Arriva un uomo. La guarda. Mia nipote aveva una voglia sulla pancia. Mary urla. Ce l’ho! Il vecchio continua. Mia nipote aveva anche una cicatrice sullo zigomo, vicino all’orecchio. Eccola, sono io, nonno! Ibrahim scoppia a piangere, la abbraccia. Vieni con me amore mio, mamma e papà ti stanno aspettando.
Lei è Mary
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