Lei è Martina. Vive a Ferentino, nel Lazio. È una ragazza allegra e spigliata. È il 2006. Martina ha 16 anni, è fuori con gli amici, sente una fitta alla gamba sinistra, la ignora. Il dolore aumenta, diventa insopportabile. Martina torna a casa, si sdraia, aspetta che passi. Fa un controllo, il medico prescrive un antidolorifico. Martina lo prende, si sente meglio. Passa qualche giorno. Il dolore ritorna. Forte, insistente, le toglie il fiato. Martina fa un altro giro di medicinali, sta bene per qualche giorno, poi è di nuovo piegata a terra. Torna dal medico. Signorina, sta esagerando, è solo il nervo sciatico infiammato, passerà. Martina stringe i denti, si imbottisce di farmaci, il dolore la distrugge. Fa marcia indietro, giura che sta male davvero, il medico alza gli occhi al cielo e la spedisce a fare una risonanza. Martina va in ospedale speranzosa. Signorina qui non c’è nulla, avrà fatto un movimento sbagliato, passerà. È giugno. Martina si regge in piedi con le stampelle, non va più a scuola, non esce, passa le giornate chiusa in casa. I genitori contattano uno specialista, che la guarda dritto negli occhi. Il tuo problema non è fisico, sei solo depressa. Martina prova a spiegare che il dolore è reale, rimedia una ramanzina. Mamma e papà le prendono la mano. Tesoro, forse ti stai immaginando tutto. Martina si sente morire. Passano i mesi, la gamba fa così male che preferirebbe amputarla. È stufa e arrabbiata. Convince i genitori a cambiare medico di base. Il nuovo dottore finalmente la ascolta e la indirizza a Bologna. Fa una marea di esami, viene convocata dal primario. Signorina, lei ha un tumore enorme, dall’osso sacro fino al bacino, mi chiedo come abbia fatto a sopportare il dolore, dobbiamo operarla subito, o rischia la vita. I genitori ascoltano attoniti, Martina invece urla di gioia. E il medico non capisce il perché. Dopo dieci ore di intervento, ventitré sacche di sangue e due mesi di riabilitazione, Martina è di nuovo in piedi. Oggi ha 31 anni, due figlie, un compagno, e non si ferma davanti a niente.
Lei è Martina
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