Lei è Marisa. Nasce a Bergamo nel 1944. È la seconda di sei fratelli. La casa è tanto piccola quanto piena di risate e allegria. Cresce, diventa una ragazza, il suo papà muore. Marisa sente il terreno tremare sotto i piedi, si rimbocca le maniche, fa mille lavori per aiutare a mettere il pane in tavola. Ha 21 anni. Conosce un ragazzo, si sposa, nascono tre figli. Marisa spera di tirare un po’ il fiato, ma il marito sperpera i soldi, non si cura della famiglia. Marisa si alza all’alba, accompagna i figli a scuola, poi fa le pulizie nelle case dei signori. Torna distrutta, la schiena a pezzi, ma cascasse il mondo, gioca a nascondino con i suoi bambini. Passano gli anni. Marisa riesce ad aprire una impresa di pulizie. Finalmente un po’ di ossigeno, ma il marito muore all’improvviso. Marisa lavora sodo, tiene quel che basta per i suoi bambini, con tutto il resto aiuta parenti, amici, chiunque abbia bisogno. Va avanti a testa bassa, finché un giorno incontra Sandro. È un uomo buono, generoso, solido. Marisa molla finalmente le redini, torna spensierata come una ragazzina. Trascorre anni sereni, coronati dall’arrivo di due nipotine. Eleonora e Francesca sono la luce dei suoi occhi. Marisa le porta al circo, cucina i loro piatti preferiti, le manda a scuola con le trecce tra i capelli. È il 2012. Sandro è malato, vola in cielo, poco dopo l’impresa di pulizie fallisce. Marisa barcolla, ma deve mettere da parte il dolore, la sorella non sta bene. Si prende cura di lei fino all’ultimo respiro. Neanche il tempo di dirle addio che scatta il lockdown. Marisa è chiusa in casa, spaventata. Non ha più un lavoro, figli e nipoti sono lontani, ha perso due mariti, ha perso fratelli e sorelle. Stavolta è davvero finita, non ha più le forze. D’improvviso squilla il telefono. Marisa schiaccia un tasto, succede una magia. Lo schermo si illumina, le sue nipotine Eleonora e Francesca salutano e ridono. Nonnina, sei la luce dei nostri occhi, non sarai mai sola. Marisa realizza che nulla è perduto, perché ha ben seminato.
Lei è Marisa
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