Lei è Maria Antonietta. Ha 42 anni. È di Reggio Calabria. Fa l’infermiera. Ha un divorzio alle spalle. Lui è Ciro. È un pregiudicato. Non ha mai accettato la separazione dalla moglie. È aggressivo, molesto. Lei chiede aiuto al giudice. Lui è oppressivo. Non la lascia stare. La maltratta. Gli danno una misura restrittiva. Arresti domiciliari nella casa dei genitori, a Ercolano. Maria Antonietta è forte. Lotta per l’affidamento del figlio minore. Non ha paura. Va avanti per la sua strada. È il 12 marzo del 2019. Maria Antonietta esce di casa. Porta i figli a scuola. Li lascia al liceo artistico Preti-Frangipane. Sale in macchina. Ciro la sperona con l’auto. La raggiunge. Cosparge l’auto di liquido infiammabile. Le dà fuoco. Maria Antonietta comincia a bruciare. Apre la portiera. Lui le butta benzina sul volto. La guarda negli occhi mentre brucia come una torcia. Le dice una sola parola. Muori. Lei risponde. Gli urla in faccia che non muore, ma va dai suoi figli. Lui fugge. La lascia lì. Maria Antonietta corre in strada. La sua pelle sta bruciando. Trova una pozzanghera. Ci immerge il viso per spegnere le fiamme. Riesce ad entrare in un negozio. Si guarda allo specchio. Si dice che può farcela. Chiama la polizia. La portano in ospedale. Le sue condizioni sono disperate. Ha ustioni su tutto il corpo. Ciro è ricercato. La polizia lo trova il giorno dopo. Ciro Russo viene arrestato mentre mangia una pizza con gli amici. Ora è in carcere in attesa di processo. Maria Antonietta lotta tra la vita e la morte. La operano. In 4 mesi le sue condizioni migliorano. Si riprende. Scherza sui social. Scrive che è contenta, le hanno fatto la liposuzione. Dalla terapia intensiva la trasferiscono nel reparto grandi ustioni. Dovrà subire altri interventi ma è fuori pericolo. I familiari sono con lei. Maria Antonietta potrà tornare a casa entro un mese. È il luglio del 2019. A causa di una infezione le sue condizioni peggiorano all’improvviso. Maria Antonietta Rositani ora rischia la vita.
Lei è Maria Antonietta
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