Lei è Maria. Nasce a Ferrandina, in Basilicata, il 24 ottobre del 1875. I genitori sono poverissimi. Papà Michele è un contadino. Di notte fa il sarto per arrotondare. Ma non basta a sfamare sette bocche. È il 1892. Maria ha 17 anni. La famiglia decide di emigrare in America, per raggiungere il figlio più grande. Arrivano a New York. Maria lavora in una fabbrica di mantelli. Cuce anche di notte. Con sforzi enormi riesce a guadagnare 8 dollari a settimana. La famiglia raggiunge un livello di vita dignitosa. È il 1893. Maria fa la consueta strada per andare al lavoro. Passa davanti al banchetto di un lustrascarpe. Lui le fa dei complimenti. Le sorride. La corteggia. Maria fa finta di niente. Poi cede. Lui è Domenico Cataldo. Viene dalla Basilicata. Promette di sposarla. Peccato che in Italia abbia già moglie e figli. Maria vuole presentare Domenico ai genitori. Lui rifiuta. Il padre di Maria si insospettisce. Le ordina di non vederlo mai più. Lei piange. Soffre. Ascolta il padre. Ma non riesce a dimenticarlo. Passano due anni. Maria scappa di casa. Va a vivere con Domenico. Il padre la ripudia. La madre prova ad aiutarla. È il 26 aprile del 1895. Maria e sua madre vanno a cercare Domenico. È nel solito bar. Gioca a carte. Maria è disperata. La madre lo supplica di sposare la figlia. Lui ride. Dice che Maria non ha l’abito adatto. Dice che solo un maiale sposerebbe una come lei. Maria non ci vede più. Ha un rasoio sotto lo scialle. Lo afferra. Gli taglia la gola. Lo ammazza. Viene arrestata. Comincia il processo. In America ci sono molti pregiudizi verso gli italiani. L’interprete traduce male. La giuria capisce poco. Maria Barbella viene condannata alla sedia elettrica. Una ricca americana si interessa alla sua storia. Parla di discriminazione. Mobilita l’opinione pubblica. Si apre un altro processo. Maria viene scagionata per incapacità di intendere e di volere. Torna libera. Qualche anno dopo sposa un suo compaesano.
Lei è Maria
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