Lei è Manuela, ha 28 anni, vive in Liguria. Ha un compagno e un figlio, il piccolo Samuel. È il 2019. Manuela riceva una splendida notizia. È di nuovo incinta, aspetta una femminuccia. Immagina la sua principessa dagli occhioni castani, la desidera più di ogni cosa al mondo. La pancia cresce, in un attimo arriva l’ottavo mese. È mattina, Manuela si sveglia, tamburella sulla pancia. Niente, non succede niente. Passano le ore, la bambina non scalcia, Manuela è divorata dall’ansia. Chiama i suoceri e si fa portare in ospedale. Si sdraia sul lettino, arriva il medico. La visita, cambia subito espressione. Entrano altre due dottoresse, fissano il monitor. Signora, non c’è una spiegazione logica, ma la sua bambina non ha più battito. Manuela non respira. Quelle parole la schiacciano, non ha la forza di parlare. Arriva il suo compagno, Manuela lo vede farsi bianco in viso. È pietrificata dal terrore. I medici spezzano il silenzio. Signora, ci sono due modi per far nascere sua figlia, quale preferisce? Manuela ha la testa vuota. Vada per il parto naturale. Il compagno le stringe la mano, lei non versa una lacrima, spera che finisca in fretta, ha bisogno di tornare da suo figlio e abbracciarlo. Spinge. La sua Diletta è così bella, non piange, sembra stia dormendo. Quel silenzio è assordante, Manuela urla disperata, il suo dolore riempie la stanza. È un grido di rabbia, e di liberazione. Passano i mesi, Manuela segue una terapia, conosce su Facebook un’amica preziosa che le regala spensieratezza. Gli abbracci di suo figlio la tengono aggrappata alla vita. È il 2020. Manuela è di nuovo incinta, anche questa volta è una bambina. Non sa come reagire. L’ansia la divora, ma la voglia di conoscere il suo arcobaleno vince su tutto. Melissa nasce a un anno esatto dalla sorellina. Piange come una matta. Manuela la accoglie tra le braccia, i loro battiti si uniscono, si fondono. Ed è vita. Manuela stringe i suoi bambini e indica le stelle. Lassù c’è il nostro angelo custode.
Lei è Manuela
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