Lei è Louise. Vive a Swindon, nel Regno Unito. Ha 32 anni. È sposata con Mark, vogliono creare una famiglia, ma non riescono ad avere figli. Provano la strada della fecondazione in vitro. È il 2000. Louise e il marito ricevono la notizia più bella, finalmente diventeranno genitori. Louise freme, conta i mesi. Una notte si sveglia di soprassalto, sta perdendo sangue. Corrono in ospedale, i suoi sogni di gloria si infrangono contro un medico che scuote la testa. Passa qualche tempo, il test è di nuovo positivo, gli esami sono buoni, ma il finale è di nuovo tragico. Louise si fa rivoltare come un calzino, poi si sottopone a tutte le cure del mondo, ma arriva dritto fino al quarto aborto. Non riesce a crederci, non può essere, le sembra di impazzire. Ma non c’è sofferenza che la possa distogliere dal desiderio di diventare mamma, vuole un figlio con tutta se stessa. A volte quando va a letto e spegne la luce, prima di addormentarsi, chiude gli occhi e le sembra di sentire il suo respiro, la sua voce, il suo profumo. È il 2017. Louise ha 48 anni, il suo cuore è ridotto a brandelli. Uno dopo l’altro ha dovuto patire le pene di ben diciotto aborti. Le ha provate tutte, aveva anche pensato all’adozione, ma alla fine ha desistito. Ora si trascina in ospedale più morta che viva. Si è concessa gli ultimi esami, prima di gettare la spugna. Il medico ha una faccia strana. Signora abbiamo capito qual è il problema, forse ci siamo, la speranza è piccola, ma possiamo tentare. Louise trasale. Il dottore spiega che per ragioni non del tutto chiare, le sue cellule neutralizzano gli embrioni. Louise scoppia a ridere, le lacrime sono finite. Il medico parla di una cura, Louise si tappa le orecchie. Il marito le prende la mano. Tesoro, siamo in due, qualunque scelta farai, io ti sosterrò. Louise è stanca, ma il sogno di diventare mamma si riaccende dentro di lei. Passa qualche tempo, il test è positivo. Louise piange disperata. Una notte si sente strana. Questa volta non c’è sangue, ma i dolori sono forti. La scena si ripete. Corrono in ospedale, si prepara al peggio, chiude gli occhi, spera di non svegliarsi mai più. All’improvviso sente il suo profumo, il suo respiro, la sua voce. Non sta sognando, le hanno appena adagiato sul petto la creatura più bella mai apparsa sulla terra. È suo figlio.
Lei è Louise
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