Lei è Lorena. Ha 27 anni. È nata a Favara, in provincia di Agrigento. Ha un sogno, vuole fare il medico. Lorena studia all’università di Messina e fa il tirocinio al Policlinico. Tra i corridoi dell’ospedale conosce un ragazzo. Si chiama Antonio, è originario di Vibo Valentia, in Calabria. È di un anno più grande, fa l’infermiere, studia Odontoiatria. È un colpo di fulmine. Lorena e Antonio si frequentano, affittano un appartamento a Furci Siculo e vanno a vivere insieme. Lorena festeggia con lui il capodanno, pubblica un post su Facebook. Sotto la foto di loro due insieme, le sue parole. Amo la gente un po’ folle, gli abbracci improvvisi, i gesti spontanei, amo ogni secondo e ogni anno vissuto insieme a te. È il 2020. Scoppia l’emergenza coronavirus. Lorena freme, vorrebbe essere in prima linea al fianco dei medici. Mascherina, cuffia, su e giù per le corsie dell’ospedale, quello è il suo posto. È il 27 marzo. Lorena lancia un appello sulla sua pagina social. Ora più che mai bisogna dimostrare responsabilità e amore per la vita. Abbiate rispetto di voi stessi, delle vostre famiglie e del vostro paese. E ricordatevi di coloro che sono quotidianamente in corsia per curare i nostri malati. Rimaniamo uniti, ognuno nella propria casa. Evitiamo che il prossimo malato possa essere un nostro caro o noi stessi. Passano 3 giorni. Lorena è in casa con il fidanzato. Litigano. Lui le mette le mani al collo, stringe, la strangola. Lorena cade a terra. Muore. Il fidanzato prende un coltello, si taglia le vene e chiama i carabinieri. Viene soccorso, medicato e interrogato. Antonio De Pace ha confessato di aver ucciso la fidanzata perché gli avrebbe trasmesso il coronavirus. Circostanza comunque non vera, perché i tamponi hanno dato un risultato negativo. Lorena Quaranta si doveva laureare a luglio. Avrebbe realizzato il sogno di una vita, sarebbe diventata un medico.
Lei è Lorena
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