Lei è Laura. Vive a Portici, in provincia di Napoli. È una bambina riservata. Gira per casa, cerca la mamma, non la trova. Va in cucina, il padre è ai fornelli. Papà perché la mamma non gioca con me? L’uomo le fa una carezza. Laura non capisce, soffre. Il padre, la nonna, le zie, non le fanno mancare nulla, ma lei brama un abbraccio della sua mamma. Ha 8 anni. Sta giocando, la madre scatta in piedi, alza la mano, fa per colpirla, il padre si mette subito in mezzo, la ferma. La mamma urla, Laura la guarda incredula, non sa che dire, non sa che fare, non sa cosa pensare. Ha 10 anni. Deve andare a scuola. La madre chiude porte, finestre, spranga tutto. È terrorizzata. Dobbiamo restare qui, fuori c’è gente che vuole ucciderci. Laura telefona al papà, l’uomo si precipita a casa, butta giù la porta mentre la madre urla disperata. Ci uccideranno! L’uomo la accompagna in ospedale, poi parla con la figlia. Piccola mia, tua mamma non ce l’ha con te, e non vuole farti del male, i dottori dicono che non ha nulla. Passano gli anni. Laura ha trovato il suo equilibrio. Si occupa della madre, le sistema casa, fa la spesa, ma non riesce a stare sola con lei. La donna rifiuta qualsiasi tipo di contatto. Laura ha 27 anni, mette al mondo un bambino. È una gioia immensa, il suo piccolo è bello come il sole, ma c’è qualcosa che non va. Flavio non gattona, e se lo chiama non risponde. Fanno il giro degli ospedali, il bambino ha una sindrome genetica rara che porta diversi disturbi, tra cui l’autismo. Ed è ereditaria. Laura si sente gelare il sangue. Fa dei controlli. Lei, l’altra sua figlia e le zie, sono tutte portatrici sane della malattia. La madre è quella più grave. Laura si sente morire, tutta la sua infanzia le scorre davanti agli occhi. Quella donna è stata una madre assente, e l’ha sempre allontanata. Ora, dopo tanta sofferenza, finalmente ha un perché. Laura non sa se cambierà qualcosa, ma almeno è più serena. E forse un giorno riceverà quell’abbraccio che desidera da tutta la vita.
Lei è Laura
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