Lei è Katia. Vive a Noci, in Puglia. Ha 20 anni. Conosce un ragazzo in chat. Si sentono tutti i giorni, sono gli opposti, lei è allegra solare, lui è chiuso, taciturno, ma si piacciono. Lui abita in Piemonte, la raggiunge per l’estate. Due settimane insieme e Katia è cotta. Tempo due mesi e si trasferisce dal suo Bruno, affittano una casa e vanno a convivere. Katia è chiassosa, spontanea, in paese tutti imparano a conoscerla, e la adorano. Passano gli anni. Katia si sposa, resta incinta. È il 2010. Nasce la prima bambina. Per Katia è una gioia immensa, ma la madre si ammala di tumore e nel giro di poco, muore. È una batosta. Katia è distrutta, va avanti per sua figlia, e per la nuova arrivata che è nella sua pancia. La chiama Angela, come la nonna. È il 2017. Katia fa un controllo. Ha un fibroma a un ovaio, le asportano l’utero. L’operazione riesce, ma c’è una brutta notizia. Ha un cancro allo stomaco. Il mondo le crolla addosso. Katia pensa alle figlie, sono così piccole. Lotterà, per loro. Inizia il ciclo di chemio, le sedute, l’attesa, l’ansia a ogni controllo. Stringe i denti. La cura dà i suoi frutti, Katia migliora. È il 19 marzo del 2020. Katia compie 38 anni. Festeggia chiusa in casa, esce solo per fare l’ultima chemio, poi dovrà aspettare, data l’emergenza non sanno quando sarà il prossimo appuntamento. Passa qualche giorno. Katia ha la tosse, le sale la febbre. Il marito avverte il medico. Sarà il reflusso, raccomanda sciroppo, e antibiotico. È il 31 marzo. Katia si sveglia di soprassalto, il cuore le batte all’impazzata. Non respira. Il marito fa per chiamare i soccorsi. Lei lo blocca. Se mi portano in ospedale so già che non ne uscirò più, voglio stare qui con le bambine. Lui insiste. Arriva l’ambulanza, la portano via. Le fanno un tampone, è positiva. Katia è intubata, non reagisce alla terapie, solo un miracolo la può salvare. Bruno prega, non è da lui, ma lo fa per Katia. È il 3 aprile. Katia non ce la fa, muore. Le sue bambine la salutano da lontano, la chiamano la mamma guerriera.
Lei è Katia

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