Lei è Kate. Vive a Mooloolaba, in Australia. È sposata con David, vorrebbero dei figli, ma non arrivano. È il 2009. Kate si sente strana, fa il test di gravidanza. Ha poche speranze, ma non si sa mai. Sgrana gli occhi. Positivo? Corre dal ginecologo. Il medico fissa il monitor dell’ecografia. Signora, non solo è incinta, ma i bambini sono due, un maschietto e una femminuccia. Kate è pazza di gioia. È il 25 marzo del 2010. Kate si alza dal letto, sente del liquido tra le gambe. Oddio, si sono rotte le acque! Il marito la porta di corsa in ospedale, Kate piange disperata, è solo al sesto mese. Finisce subito in sala parto. Chiude gli occhi. Urla. Una spinta, poi un’altra e nasce Emily. Il pianto della bambina è una dolce melodia per il cuore di Kate. Riesce a darle una carezza prima che la mettano nell’incubatrice. Un’altra spinta e viene al mondo anche Jamie. Kate tende l’orecchio. Che succede? Perché il mio bambino non piange? I medici prendono il piccolo, lo stendono su un piano. Sono minuti concitati. Spuntano tubi, pinze, cerotti. Kate non riesce a vedere. Si mette le mani tra i capelli, chiude gli occhi, li riapre, trattiene il respiro, resta con il cuore in gola per venti minuti. Un medico si avvicina, le posa una mano sulla spalla. Signora, mi dispiace, abbiamo fatto il possibile. Kate urla dal dolore. Non può, non vuole credere che suo figlio sia morto. Fatemelo abbracciare almeno una volta. La accontentano. Jamie è uno scricciolo, il suo corpicino è freddo, inerme. Kate lo appoggia al petto, lo accarezza, lo bacia, gli parla. Tesoro mio, la tua mamma e il tuo papà sono qui con te, ti amiamo tanto, stai con noi, non te ne andare. Non riesce a staccarsi dal suo bambino. Piange. Si blocca. Trattiene il fiato. Non è possibile. Un piccolo impulso sul suo seno nudo. Lo avverte, è impercettibile. Il petto di Jamie si muove. Kate sente un alito, un respiro sulla pelle. Dottore, è vivo! Il medico scuote la testa. Sono solo degli spasmi, non fatevi false speranze. Le dico che mio figlio è vivo! Jamie intanto allunga il braccio, apre la manina e stringe il dito del suo papà.
Lei è Kate
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