Lei è Josephine. Vive in Sicilia. È sposata, ha dei figli, una vita serena. È il 2007. Il teatro del paese le offre un ruolo in una commedia, Josephine ha voglia di uscire un po’ dalla routine familiare. Il regista le presenta gli altri attori. Piacere, io sono Rachela. Il cuore di Josephine prende a galoppare. Che diavolo le prende? Josephine e Rachela chiacchierano, ridono, all’uscita dal teatro si fermano a bere qualcosa. Nasce una forte amicizia fatta di sorrisi, confidenze, sguardi. Una sera si salutano con un abbraccio. Josephine sente le labbra di Rachela sfiorarle il collo. Ha un brivido. Rachela fa per allontanarsi, Josephine la tiene stretta. Si baciano. Felicità, confusione, paura. Gli incontri notturni si susseguono. Nascoste dal buio si toccano, si scoprono. È amore, folle, irrazionale. Josephine non può opporsi. Il tempo scorre, sono dieci anni di incontri clandestini che le sconvolgono l’esistenza. Una sera il marito la prende da parte. Tu mi tradisci, lo so, l’ho capito. Josephine si sente nuda, colpevole. Confessa tutto. Il marito la prega di scegliere. Josephine prende il telefono. Ti amo, ma la mia famiglia viene prima di tutto. Rachela le dà della codarda, lei muore dentro. Josephine torna alla sua vita di moglie e di madre. Sono anni di struggimenti, a un certo punto non ce la fa più. Deve vederla, toccarla, baciarla. Corre da lei, la trova con un’altra. Fa male da morire. Torna dal marito in lacrime, lui la abbraccia. Josephine non vive, sopravvive, fino a quando una sera squilla il telefono. Ciao, sono io. La voce di Rachela la trafigge, e la salva. Da quel momento si sentono, si confidano, si supportano, nient’altro. Josephine ama Rachela come non ha mai amato nessuno, ma prima di essere una donna, è una madre. Una madre che sceglie di sacrificare la sua felicità per quella dei suoi figli, perché possano vivere sereni, perché non debbano vergognarsi. Abitano in un piccolo paese, e la gente mormora. Suo marito è un buon padre, e un buon marito. Vivo in una gabbia dorata. Va bene così. Ma mi mancherà sempre lei, la mia Rachela.
Lei è Josephine
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