Lei è JonBenét. Lei ha sei anni. Lei è una stella. È la reginetta dei concorsi di bellezza americani. Lei è bella. Il padre si chiama John Ramsey, è un ricco uomo d’affari. La madre Patsy è stata miss Virginia. JonBenét ha un fratello di nove anni. Lui è Burke. È la notte di natale del 1996. La famiglia Ramsey si mette a letto. Sveglia presto, si parte per un viaggio. Sono le 5,30 del mattino. Patsy entra nella camera della figlia. Non c’è. La donna corre in giro per casa. JonBenét è sparita, si è volatilizzata. C’è una lettera. È sulle scale. La bambina è stata rapita. Chiedono un riscatto. La mamma lancia l’allarme. La casa si riempie subito di poliziotti. C’è qualcosa di strano. Le porte d’ingresso non sono state forzate. Il padre scende nello scantinato. JonBenét è avvolta nella sua coperta preferita. Sul palmo della mano ha un cuoricino rosso disegnato con un pennarello. La bocca è chiusa con un nastro adesivo. Un filo di nylon le serra il collo e i polsi. Passa qualche giorno. Arriva il responso dell’autopsia. JonBenét è stata violentata. Più volte. È morta per un colpo violento alla testa, che le ha fracassato il cranio. È morta sul colpo. Gli Stati Uniti d’America sono sotto shock. I sospetti sono tutti sui familiari. Papà, mamma, fratello. Nessuno escluso. La lettera di riscatto è stata scritta sul foglio di un block-notes della mamma. Avrà colpito la figlia per un eccesso di rabbia. Il padre mostrava attenzioni particolari verso la bambina. Il fratello l’ha uccisa perché era geloso della reginetta di famiglia. Le prove del dna non confermano nessuna di queste supposizioni. Passano vent’anni. Il caso è rimasto irrisolto. Siamo nel 2019. Lui è Gary Oliva. Ha 54 anni. È in carcere per abusi sessuali su minori. Scrive una lettera a un vecchio compagno di classe. Scrive che è stato lui ad uccidere la bambina. Lui amava JonBenét, come non ha mai amato nessun altra. Lui non voleva che morisse, non è stato come con gli altri bambini. La madre di JonBenét è morta di cancro nel 2006.
Lei è JonBenét
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