Lei è Jamie. Nasce nel 1985 in California, negli Stati Uniti. È una bambina solare e simpatica, ma appena mette un piede a scuola, i compagni la evitano come la peste. Jamie non si capacita. Perché? Che cosa ho fatto di male? Lei vuole soltanto giocare. Gli altri girano i tacchi, qualcuno le urla addosso. Ritardata! Jamie sente un nodo alla gola. Non capisce. Che cosa significa quella brutta parola? Vorrebbe chiederlo alla mamma, non lo fa, si vergogna. Il tempo scorre. Jamie lascia la vecchia scuola, frequenta le medie, finalmente trova il suo posto nel mondo, un angolo di universo dove può essere se stessa e lasciarsi andare senza che ci sia qualcuno pronto a giudicarla. Il teatro è qualcosa di magico. Entra nel personaggio, si trasforma, cambia pelle, sogna, vola, si diverte. E quando alla fine il pubblico applaude, lei sente dentro una energia incontenibile. Gli anni passano. Jamie è una donna che ha capito cosa vuole fare nella vita. È ben inserita nel gruppo teatrale, si sente apprezzata e rispettata. Un bel giorno arriva una amica con una novità. Stanno cercando un’attrice con la sindrome di down per una serie televisiva importante. Jamie si illumina, torna a casa di corsa, prepara il curriculum e lo spedisce. La notte non riesce a dormire, sogna a occhi aperti. E non smette fino a quando riceve la tanto attesa telefonata. Signorina, vorremmo fissare una data per il provino. Jamie diventa una attrice famosa in tutti gli Stati Uniti, rilascia interviste, lancia messaggi che arrivano dritto al cuore. Ragazze, guardatemi e dite a voi stesse, hey, se può farlo lei, allora posso farlo anche io. È il 2018. Jamie calca il red carpet alla fashion week di New York. Qualche giorno dopo pubblica un post sui social. Ho lottato a lungo per questo, da oggi, finalmente, in Texas è illegale dare a qualcuno del ritardato.
Lei è Jamie
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