Lei è Irene. Vive in Calabria. È sposata, ha un figlio. È il 2015. Ha 31 anni. Irene diventa mamma una seconda volta, Simonluca è un angioletto, ma la felicità dura poco. Il matrimonio finisce, Irene torna a vivere dai genitori, e il suo bambino ha qualcosa che non va. Simonluca non parla, non dorme. Irene lo chiama, lui non si gira. Lo porta in un centro medico. I dottori le fissano dei colloqui con lo psicologo. Una volta a settimana Irene gli racconta delle difficoltà del figlio. Il medico ha capito tutto. Stia tranquilla signora, deve solo passare più tempo con il bambino, trasmettergli più amore. Irene viene apostrofata come una donna fredda. È una mamma single, si sente fragile, insicura, ma non vuole lasciare nulla di intentato. Riduce i turni di lavoro, presta attenzione a ogni piccola cosa, ma la situazione non migliora. Si sente uno schifo. Passa un anno. Nonostante i suoi sforzi, Simonluca non ha fatto alcun progresso. Irene si incolpa di tutto, ma qualcosa la spinge a cercare altre risposte. Fissa un incontro in un centro specializzato. Il medico visita il bambino, poi la guarda negli occhi. Signora, suo figlio ha una grave forma di autismo, e non è colpa sua. Irene vacilla, si appoggia alla sedia, accarezza i riccioli del suo piccolo, piange, mentre una parte dentro di lei trova finalmente la pace. Torna a casa, mostra la diagnosi al centro medico, viene convocata dalla responsabile. La accusa di strumentalizzare il figlio per coprire le sue inadempienze come genitore. È tutta colpa sua! Irene non arretra. Simonluca ha perso un anno importante, senza terapie adeguate, isolato dal mondo. Il suo bambino può contare soltanto sulla madre e sul padre. Tocca a loro due, devono fare qualcosa, devono lottare per i suoi diritti. Irene sputa sangue fino a quando riesce a ottenere un certificato che gli permette di avere una maestra di sostegno. Finalmente potrà frequentare l’asilo, come tutti gli altri bambini del mondo. Irene sa che non si sentirà mai chiamare mamma, ma gli occhi di suo figlio traboccano d’amore, e le danno la forza per lottare.
Lei è Irene
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