Lei è Ina. Vive a Voghera. È il 1990. Ha 5 anni. Nasce Xheni, la sua sorellina. Ina è entusiasta, i genitori le parlano chiaro. Sei la più grande, devi dare il buon esempio e prenderti cura della piccola. Ina non se lo fa ripetere due volte. Xheni sputa fuori il ciuccio, lei glielo rimette prima che inizi a piangere. Ina spinge il passeggino, la tiene in braccio e la fa addormentare. Passano gli anni. Ina trova un lavoretto, con i soldi guadagnati riesce a ritagliare una paghetta per la sorella. Xheni esce, vuole vestirsi da donna, Ina la controlla, quella gonna è troppo corta, quei tacchi sono troppo alti. Va prenderla in discoteca, se ha bevuto un bicchiere di troppo la sgrida. Decide quando e se metterla in castigo. I genitori si fidano del suo giudizio. Per le amiche sta sbagliando, è sua sorella, non sua figlia. Anche Xheni a volte alza la voce. Non sei mia madre! Ina sente di doverla proteggere, ha la sensazione che le capiterà qualcosa di brutto. È il 17 maggio del 2018. È sera. Xheni va a letto, la madre passa a darle la buona notte, la trova in preda a un attacco epilettico. Ina scatta in piedi, corrono in ospedale. Tumore cerebrale esteso, se la operano resterà tetraplegica. Le danno 6 mesi di vita. Ina si mette le mani tra i capelli, lo sapevo che sarebbe successo, lo sapevo. Prega i genitori di non dire nulla alla sorella sulla gravità della malattia, almeno finché sarà certa che non c’è più niente da fare. Non si dà pace, consulta medici e ospedali, la risposta è sempre la stessa. Ina non riesce a crederci. Guarda la sua sorellina, ricorda quando le pettinava i capelli, la faceva giocare, la prendeva in braccio e se la spupazzava. No, non può arrendersi. Prova ancora. Il medico esamina la cartella, Ina trattiene il respiro. Il tumore è operabile, senza rischio di danni. Ina barcolla, esce dalla stanza, abbraccia la sorella, scoppia in lacrime. È il 7 giugno. Xheni viene operata, il tumore è rimosso, poco alla volta si riprende. Ina è sempre al suo fianco. A ogni controllo le si ferma il cuore, ma ringrazia di non essersi arresa.
Lei è Ina
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